Non solo Libri ma anche Musica e Teatro proibiti …

Una premessa è necessaria: l’Inquisizione Romana sembra esser stata responsabile del tutto e dell’intransigenza censoria. Nulla da dire, ma l’Inquisizione era solo l’apice di un fenomeno che in ambito cattolico coinvolgeva parimenti gli Stati. E in ambito Riformato la situazione non fu dissimile, con una pari intolleranza avverso le controparti religiose e fideistiche, reciprocamente accusantesi di eresia.
I Riformati non avevano però un sistema così ramificato come la Santa Inquisizione e quindi, errando, si pensa che tra loro vigesse maggior tolleranza.
Errore come detto … e basta semplicemente pensare ai Padri Pellegrini che dovettero rifugiarsi oltre Atlantico e poi ancora al caso emblematico delle Streghe di Salem.

Tutto il Mondo era, per così dire, “Paese” in questa epocale gara all’intolleranza.

I riferimenti all’ambito cattolico dipendono anche da una maggiore reperibilità dei documenti e all’eclatanza scenografica che offrirono (enfatizzati da romanzi e poi films) casi celebri di cui si è parlato in questa sede con i relativi, lugubri e sfarzosi, “Spettacoli di Giustizia” degli “Atti di fede”.
Questa documentazione rende possibile investigare a tutto tondo su un tema che non è solo quello dei Libri, degli Autori Dannati, dell’Indice e dell’Inquisizione.
Seppur meno eclatante il fenomeno censorio fu esteso … e colpì, sulla scia comunque di una tradizione pregressa, il Mondo dello Spettacolo (da sempre giudicato cedevole alla licenziosità) e parimenti le Arti Figurative.

Stranamente un tema censorio particolare riguardò anche l’Architettura specie nel periodo barocco con l’urto evidente tra i teorici dell'”arte vecchia” e quelli delle nuove, più audaci modulazioni seicentesche.
I riferimenti sono infiniti ,ma data anche la peculiarità del nostro spazio e del luogo (tra Francia ed Italia donde si scrive) pare giusto prendere spunto da un dibattito che fu feroce polemicama che venne congedato qual evento suscitato “per invidia” da parte di un innominato potente frate detto “Tragopogono” e l’erudito Angelico Aprosio allorché erigendo in Ventimiglia la sua Biblioteca Aprosiana fece, grazie ai progetti di un frate esperto d’architettura tal Fabiano Fiorato, modificare la struttura del convento.
Come spesso accade, quando non si intende la questione o su di essa non si vuole o non si può approfondire, seguendo la fonte dell’unico interessato informatore della vicenda, cioè l’Aprosio, si parlò di mera “Invidia del Tragopogono” e tutto finì lì, a vino e tarallucci dal punto di vista scientifico, Aprosio è un “grande”, ha scritto e sulla base dei suoi scritti si può ipotizzare la sostanza del fatto!
Ma non fu così!
Nulla vieta che il “Tragopogono” fosse “invidioso” ma solo il fatto che per nominarlo Aprosio usasse un epiteto (che significa Barba di Capro) e giammai lo citasse indica che lo temeva: verosimilmente era un frate potente e accreditato….
Ma di questo si è anche scritto altrove … il problema è che a rigore il Tragopogono non aveva torto e che Aprosio sarebbe stato in difficoltà se la causa portata dal Tragopogono innanzi alla potente Congregazione dei vescovi e Regolari si fosse quasi certamente evoluta, dati i presupposti documentari,  a pro del “Barba di Capro”
In effetti il Tragopogono nulla diceva della Biblioteca….era l’alterazione (necessaria per crear la sede della Biblioteca) di quell’antico Convento che a lui, sicuramente conservatore e probabilmente anche invidioso, dava vigore e probabilmente ragione….

Perchè nel clima censorio in epoca il “mutare” era spesso inteso come un “pericoloso innovare e quindi alterare”!
E che il “barba di Capro” fosse soprattutto un formidabile conservatore (che indubbiamente arrecò problemi all’Aprosio anche per la sua Biblioteca) lo si vede da altri dati e precisamente dal fatto che, come per la modifica del Convento di Ventimiglia, il Tragopogono portava innanzi altre pendenze come quella che riguardava un certo Maccario di Dolceacqua benefattore per una chiesa di Camporosso da strutturarsi secondo le idee moderne dell’archetto  ed ingegnere, verisimilmente legato all’illustre famiglia dei Cassini e Marvaldi di Perinaldo, Francesco Marvaldo (anche Marvaldi) Candrasco.
Non è dato dire se anche quest’ultimo come Aprosio abbia visto risolvere tutti i suoi problemi dalla dipartita repentina del Tragopogono fulminato da un colpo apoplettico
Ma certa è una cosa…che all’epoca, visti i timori per le novità, tutto era vigilato nel continuo e torturante timore delle novità …. cosa che ci induce a ringraziare per eterno che duri sempre la libertà di pensiero ed espressione.

da Cultura-Barocca

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Pensionato di Bordighera (IM)
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