
La Franchi operò anche al confine orientale: il responsabile della sezione di Venezia era Sandro Cicogna <39, mentre in Friuli era rappresentata dal comandante della Osoppo, Candido Grassi Verdi. <40 Ed a questo proposito leggiamo altre dichiarazioni dell’agente doppiogiochista Guido Zimmer, che fu avvisato dal segretario del Movimento Giovani Italiani Repubblicani, il tenente Domenico Ferrari, che erano in corso «trattative tra Borghese e gli uomini della Franchi» tramite una loro spia Maria, che, secondo Zimmer, dichiarava «di avere organizzato la lotta contro la Jugoslavia insieme con Borghese: l’ufficiale di collegamento tra i due è un capitano della Decima Mas mentre il tenente medico Boccacci (sic: si trattava di Cino Boccazzi) tiene i contatti con le autorità alleate di Roma <41». Zimmer non specifica il nome del referente romano di Borghese, ma è sicuro che poi il principe verrà protetto dai servizi segreti americani, ed aggiunge che «il rapporto tra Roma e Borghese è sorto per combattere gli slavi» e il principe agisce «da italiano e fascista». E conclude: «nel caso di una ritirata tedesca Borghese non dovrebbe fuggire ma potrebbe continuare la sua guerra» <42.
Maria è l’ex maestra Maria Pasquinelli, già studentessa di mistica fascista, che dopo essersi travestita da uomo per combattere in Libia all’inizio del conflitto, fu inviata nella Dalmazia occupata dall’esercito italiano come insegnante, per deslavizzare la popolazione croata. Dopo l’armistizio operò come agente informativa, collegata alla Decima di Borghese ma anche al SIM del Regno del Sud, allo scopo di stabilire contatti tra la Decima, i partigiani della Franchi e quelli della Osoppo per «costituire un blocco per la difesa dell’italianità nel confine orientale» <43.
Pasquinelli fu presentata al comandante Grassi dell’Osoppo dal maggiore Argenton (il già incontrato vice capo di Stato maggiore del CVL di Cadorna) al «Comando generale di Milano» (del CLNAI, si suppone) l’8/1/45, e nell’occasione ella volle dargli un «suo memoriale per la protezione della Venezia Giulia», cioè una «relazione sul problema giuliano da inviare al governo del Sud, perché autorizzasse il Nord per questo blocco (baluardo italiano al di sopra di ogni partito che agisse in funzione di italianità e si preoccupasse di contenere l’avanzata slava)» <44.
Maria Pasquinelli dichiarò anche di avere consegnato la relazione ad un «giovane della Franchi», che però fu catturato dai tedeschi. Il contatto di Pasquinelli era Teresio Grange, il Catone arrestato a Milano assieme a Parri, che in effetti scrisse anche una relazione sulla mediazione di Pasquinelli tra la Franchi, l’Osoppo e la Decima Mas <45.
In un’annotazione di De Haag si trova l’accenno a «documenti inviati da Missione Puccini» e «rimessimi tramite mio corriere da Puccini per inoltro Roma via Svizzera consegnati 12/2/45 a Sandro Cicogna della Franchi che li ha portati a Berna il 13» <46. De Haag però non specifica quali fossero esattamente questi documenti: potrebbe anche essere stata la “relazione sul problema giuliano” di Maria Pasquinelli, che il 10/2/47 uccise a Pola l’ufficiale britannico Robin De Winton in segno di “protesta” contro la firma del trattato di pace che assegnava l’Istria alla Jugoslavia <47.
Concludiamo il capitolo sulla resistenza di Sogno, accennando al fatto che fu tra coloro che alla fine del conflitto furono decorati con la Bronze star dell’esercito statunitense (l’onorificenza militare più alta attribuibile a cittadini stranieri): tra gli altri decorati troviamo il comandante militare del CVL Raffaele Cadorna ed il suo vice Mario Argenton; Marcellin Maggiorino, comandante di un «esercito italiano delle Alpi» operativo in Val Chisone (Piemonte) che «forte dell’appoggio degli americani», tenne le distanze dai partigiani francesi “gollisti”, che secondo lui volevano annettere alla Francia parte del Piemonte; il futuro capitano d’industria Enrico Mattei Monti, rappresentante democristiano nel Comitato di Liberazione Nazionale a Milano, ed infine i due organizzatori della resistenza bianca in Valtellina, Giuseppe Motta Camillo ed il suo braccio destro Carlo Fumagalli, che ritroveremo operativi negli anni della strategia della tensione.
39 Cicogna era stato il comandante della Franchi a Venezia, ma sembra avere comandato anche la Franchi a Milano; risulta inoltre attivo come ufficiale di collegamento tra Milano, il Friuli e la Svizzera nel 1944 (cfr. Faustino Nazzi, “Le origini della Gladio”, La Patrie dal Friûl, 1997, http://fauna31.files.wordpress.com/2007/10/gladio-capitolo-4.pdf).
40 Oltre a Grassi ne fecero parte anche Adriano Ivancich e Ferdinando Mangilli.
41 Presumibilmente il “capitano della Decima” era Manlio Morelli, comandante del Battaglione Valanga, che nel dicembre 1944 catturò Boccazzi, inviato dai servizi britannici proprio allo scopo di prendere contatto con la Decima Mas.
42 E. Caretto, “La Gladio…”, art. cit.
43 http://mariapasquinelli.blogspot.com/.
44 Rosanna Turcinovich, “La giustizia secondo Maria”, Del Bianco 2008, p. 40.
45 Cfr. Carla Mocavero, “La donna che uccise il generale”, Ibiskos 2012, p. 103.
46 AUSSME, b. 91, n. 82315, data illeggibile. Puccini era il capitano Luigi Podestà, agente della Nemo che condusse un proprio particolare doppio gioco con il commissario Gaetano Collotti dell’Ispettorato Speciale di PS per la Venezia Giulia (il corpo speciale di polizia creato specificamente per la lotta antipartigiana nell’allora Venezia Giulia, che operò tra il 1942 e il 1945 e si distinse per l’uso di metodi repressivi particolarmente efferati) in funzione anti-jugoslava, ma forse anche nell’ambito della politica angloamericana di riciclaggio di vecchi arnesi del fascismo da usare nella successiva lotta al comunismo.
47 Si veda il “Dossier Maria Pasquinelli”, La Nuova Alabarda 2013, reperibile qui: http://www.diecifebbraio.info/wp-content/uploads/2013/07/dossier-maria-pasquinelli.pdf.
È interessante aggiungere che nel citato fascicolo War Office 204/12896, si legge che una “fonte” avrebbe informato i servizi britannici dei propositi omicidi dell’ex maestra, e tale persona sarebbe stata dapprima indicata nel «gitano ungherese», già agente nazista e poi agente USA, Zolyomy (sic) Andrea, alias Bandi, cioè l’infiltrato di Zimmer che avrebbe fatto arrestare Parri assieme a Grange, ed all’epoca detenuto in attesa di processo a Milano; ma qualche giorno dopo, in un telegramma top secret inviato a vari uffici, non solo venne smentito il coinvolgimento di Zolomy ma fu aggiunto in modo piuttosto perentorio che il servizio «non intende rivelare l’identità del vero confidente». Claudia Cernigoi, Momenti di Sogno, La Nuova Alabarda, Dossier n. 58, Trieste, 2018
Alla normale differenza di vedute, ora si debbono aggiungere le simpatie repubblicane e quelle monarchiche che ci sono in entrambi i campi ma soprattutto la diffidenza nei confronti di un Governo che oltretutto ha gestito in modo misero l’armistizio. Insomma ha dell’ingenuo pensare di riuscire ad accreditarsi come combattenti antifascisti quando fino il giorno prima si era alleati con i tedeschi, gli inglesi non dimenticano certo i loro morti in Africa del Nord, la disastrosa gestione poi dell’armistizio non ha certo contribuito a far aumentare l’attendibilità dei realisti di casa Savoia. Scarsa, se non nulla, è l’affidabilità che hanno i generali che supinamente hanno trascinato nel disastro gli italiani, il ceto militare è legato a casa Savoia e conseguentemente il Governo del Sud fatica a essere preso in considerazione dagli Alleati. Ne è un espressivo esempio la sconfitta del progetto del gen. Giuseppe Pavone relativo ai Gruppi Combattenti Italia e le difficoltà che incontra il gen. Utili nel costruire forze combattenti che si affianchino all’esercito degli alleati che sale verso il nord. Ha molto più buon gioco Sogno che, dopo aver attraversato il fronte verso il sud, progetta il suo ritorno al nord come collaboratore del Soe. È lui che diventa il raccordo con le bande badogliane, è presente nel Cln di Torino come rappresentante del Pli, in altre parole è la sua organizzazione, La Franchi, che è portatrice di un progetto politico ben più radicato nel quotidiano che quello propugnato dallo Stato Maggiore dell’Esercito del Sud.
Massimo Fumagalli e Gabriele Fontana, Formazioni Patriottiche e Milizie di fabbrica in Alta Valtellina. 1943-1945, Associazione Culturale Banlieu
Nacque così l’Organizzazione Franchi, che sostituì la Otto e andò aumentando sempre più di importanza. L’11 marzo [1944] fu paracaduta in zona Riva del Ger, nei pressi di Biella, la missione Brynston (capitano d’artiglieria Pietro Roggero, Gabrio, sottotenente pilota Teresio Grange, Catone, sottocapo radiotelegrafista Giuseppe Tarantino, Rodolfo). Grange prese contatto con il generale Trabucchi, con il maggiore Enrico Martini, il famoso maggiore Mauri, nelle Langhe, con gli autonomi della Val d’Aosta e della Val Chisone. Si mise in contatto con la Franchi, di cui divenne il capo delle trasmissioni. Con l’organizzazione continuò a operare anche il radiotelegrafista Bovati. Sogno, a fine aprile, entrò in contatto con il capo dei servizi inglesi a Berna, John McCaffery, che lo incoraggiò ad attuare un’organizzazione più complessa. La Franchi ebbe più le caratteristiche di una rete informativa che di una formazione partigiana, ma ebbe comunque le sue perdite. Sogno entrò nella direzione della Resistenza come rappresentante del Partito Liberale. All’indomani del 25 aprile 1945 l’organizzazione poteva contare su una cinquantina di membri e su 200 “collaboratori”, di cui alcuni nelle organizzazioni fasciste. Rodolfo fu arrestato, ai primi di novembre 1944, durante un rastrellamento a Villanova (Cuneo) e se ne persero le tracce. La radio fu salvata e continuò a operare agli ordini di Catone con un marconista locale. Grange, ricevuto l’ordine di recarsi in Svizzera, fu arrestato a Milano dalle SS il 2 gennaio 1945 e fu trasferito nel campo di concentramento di Bolzano, essendo liberato il 30 aprile 1945. Giuliano Manzari, La partecipazione della Marina alla guerra di liberazione (1943-1945) in Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della Marina Militare, Periodico trimestrale – Anno XXIX – 2015, Editore Ministero della Difesa
Intorno alla “Franchi” si formò un intreccio di collegamenti che ebbe come esito l’invio di esperti sabotatori paracadutati e promosse lanci di sten parabellum, divise, radio sia per le bande partigiane di pianura sia per quelle delle colline. Nel primo periodo, dall’aprile all’agosto del 1944, si predisposero campi per i lanci che avrebbero dovuto essere effettuati secondo la tecnica dell’aviorifornimento, si organizzarono squadre per atti di sabotaggio e per operazioni speciali, si strinsero legami con le formazioni autonome locali, il Comando militare regionale piemontese (Cmrp) e la Svizzera. Sogno, di propria iniziativa, con un ristretto gruppo di resistenti, procurò sedi protette e mise a disposizione veicoli, rifornimenti e documenti per sfuggire al controllo nemico. «Certamente l’Of fu una rete, diramata, quasi come l’odierna internet, allo scopo di liberare l’Italia dal nazifascismo», mi spiegò il professor Filippo Barbano nell’agosto 2004.
Marilena Vittone, “Neve” e gli altri. Missioni inglesi e Organizzazione Franchi a Crescentino, “l’impegno”, n. 2, dicembre 2016, Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nel Biellese, nel Vercellese e in Valsesia
Le formazioni autonome, chiamate anche monarchiche e azzurri, non facevano riferimento a nessun partito antifascista. Composte per lo più da reduci dei vari fronti, riconoscevano in Raffaele Cadorna il loro capo militare. Di esse fecero parte la Franchi di Edgardo Sogno, il I Gruppo Divisioni Alpine di Enrico Martini Mauri (che nel 1971 si unì a Sogno nei Comitati di Resistenza Democratica, motivo per cui i due furono successivamente indiziati di associazione a delinquere a scopi sovversivi), la Divisione Val Toce di Alfredo Di Dio ed Eugenio Cefis, che si unì alla Divisione Tito Speri delle Fiamme Verdi (comandate dal generale Luigi Masini Fiore, dando vita al Raggruppamento divisioni patriotti cisalpine. Diciamo qui che molti comandanti di formazioni autonome furono decorati con la Bronze star dell’esercito statunitense (l’onorificenza militare più alta attribuibile a cittadini stranieri), tra essi Cadorna e Sogno, ma anche lo stesso promotore delle formazioni autonome, il maggiore di artiglieria Mario Argenton, che dopo avere preso parte alla difesa di Roma contro i tedeschi combattendo agli ordini del colonnello Montezemolo, andò al Nord, dove entrò nel Comando generale del CVL come vice capo di Stato maggiore, rappresentando le formazioni autonome ed il Partito liberale e con la supervisione del Servizio I, cioè informativo. Fu arrestato e imprigionato dalla banda fascista Carità nell’autunno del ‘44 nel corso di una missione nel Veneto; riuscì ad evadere fortunosamente e riprese l’attività a Milano come capo di Stato maggiore del gen. Cadorna.
Claudia Cernigoi, Alla ricerca di Nemo. Una spy- story non solo italiana su La Nuova Alabarda e la Coda del Diavolo, supplemento al n. 303, Trieste, 2013
Dopo la liberazione di Roma http://storiaminuta.altervista.org/il-partigiano-italo-somalo-e-la-missione-bamon/Marincola si presenta al comando dello Special Operations Executive inglese offrendosi volontario per l’arruolamento: entra così a far parte dell’Organizzazione della Resistenza italiana (ORI) guidata dal capitano Antonio Conti.
Sul finire di agosto ’44, con il grado di tenente e il nome di battaglia “Mercurio”, viene scelto per entrare nel gruppo della missione Bamon, i cui obiettivi sono la messa in atto di azioni di sabotaggio, la salvaguardia di infrastrutture e il salvataggio di prigionieri alleati.
A seguito di un incontro tra il comandante della Bamon, Lionello Santi, e Edgardo Sogno, fondatore dell’organizzazione partigiana “Franchi”, la destinazione della missione (che in origine doveva essere la Lombardia) muta: il gruppo è infatti paracadutato nella notte tra il 20 e il 21 agosto su un campo nei pressi di Zimone, dove è accolto dagli uomini della brigata “Col. Cattaneo” (VII divisione “Giustizia e libertà”) comandata da Felice Mautino “Monti”, il quale ha installato il suo comando nel castello di Mongivetto.
Santi e Sogno proseguono poi per Milano, mentre la Bamon rimane ad operare nel Biellese: come lo stesso Sogno ha ricordato, essa «avrebbe coadiuvato l’organizzazione [Franchi] nelle sue varie attività valendosi di tutti i nostri servizi […] in particolare avrebbe provveduto a formare, istruire ed equipaggiare gruppi di attivisti sabotatori destinati ad operare nella zona contro le comunicazioni e il traffico su strade, autostrade e linee ferroviarie (Torino-Milano e Torino-Ivrea-Aosta)». […]
(Articolo pubblicato su La Nuova Provincia di Biella del 25.04.2012)
Redazione, Ricordo di Giorgio Marincola, Frammenti di Storia Biellese
L’AIL rappresentava, al di là dei suoi membri effettivi, l’ala golpista e reazione dell’esercito e del movimento monarchico, che per qualche anno mantiene una sua consistenza numerica non indifferente.
Infine, un ultimo filone, è costituito dalle organizzazioni nate in seno ai partiti centristi e all’ex partigianato bianco e laico, che si manteneva fermamente contrario alla collaborazione con i fascisti, ma la cui priorità divenne presto l’organizzazione della controguerriglia in vista di una ipotizzata insurrezione comunista; paradigmatici sono in questo senso due gruppi: la cosiddetta organizzazione “O” <636, costituita nel gennaio 1946 nelle regioni orientali del Friuli, con richiesta ufficiale di riarmo da parte di squadre partigiane bianche, che vennero istituzionalizzate in diverse forme fino al loro assorbimento parziale nella sezione italiana della rete NATO Stay Behind (meglio nota come Gladio). Molto più importanti furono invece l’organizzazione “Pace e libertà” (1954-1958) dell’ex partigiano Edgardo Sogno (che è stato definito un “azionista di destra”) e la sua scissione “Pace e lavoro”, creata da Luigi Cavallo (uno dei più stretti collaboratori di Sogno), specializzate entrambe nella guerra mediatica e psicologica contro PCI e CGIL, strettamente legate al mondo industriale. “Pace e libertà” aveva come obiettivo principale il riconoscimento istituzionale da parte del governo, mantenendo però la propria autonomia politica; Scelba invece, da presidente del consiglio, mirava a legare l’attività del gruppo ai servizi del Viminale, ma ‘Sogno aveva ben altri progetti: spingeva per ottenere la messa fuori legge del Pci, puntava a usare “Pace e Libertà” come una sorta di movimento trasversale che mettesse insieme i partiti di Centro e quelli di Destra, ipotizzandone una federazione, e pensava a sé stesso come al leader riconosciuto di questa crociata anticomunista. […] Nel 1958, Pace e Libertà, priva di finanziamenti e indebitatissima, fu costretta a chiudere i battenti. La Fiat si accollò quei debiti […]’. <637
I finanziatori della Fiat mostrarono di preferire Cavallo, personaggio complesso e particolare, acerrimo nemico del Partito comunista ma da posizioni di sinistra: ‘ebbe una sua statura politica, e un suo disegno di una Sinistra sottratta all’ipoteca sovietico-comunista, un nuovo partito che unificasse Psi, Psdi e parte dello stesso Pci, emarginando l’anima stalinista e filosovietica‘. <638
[NOTE]
636 G. De Lutiis, Il lato oscuro del potere. Associazioni politiche e strutture paramilitari segrete dal 1946 a oggi, pp. 16-22, Editori Riuniti 1996
637 A. Giannuli, Il Noto servizio. Le spie di Giulio Andreotti, Castelvecchi, 2013, pp. 59-60
638 Ibidem, p. 61
Elio Catania, Il conflitto sociale: “motore della Storia” o “tabù” storico-politico. Il caso di Milano nel secondo dopoguerra, Tesi di laurea, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Anno Accademico 2016/2017
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