Siete all’ascolto di Radio Onda Rossa

Una delle prime esigenze che si manifestano nel momento in cui hanno inizio le trasmissioni di Radio Onda Rossa è quella di garantire la continuità della diffusione radiofonica nell’arco della giornata. A differenza della Rai, infatti, i cui palinsesti occupano le ore diurne lasciando scoperte quelle notturne <1, Ror ha la necessità di coprire tutto l’arco delle 24 ore, per evitare che la radio taccia e che ciò possa allarmare le persone che la ascoltano <2. Tale questione comporta quella più complessiva dell’organizzazione dei palinsesti, della gestione di un mezzo di comunicazione con tutte le problematiche che ne derivano.
Si è già accennato al proliferare di iniziative editoriali nel contesto della sinistra rivoluzionaria italiana; un’emittente radiofonica rappresenta, tuttavia, uno scarto significativo rispetto agli abiti culturali e mentali precedenti. Per la pubblicazione di una rivista ci si avvale di competenze sedimentate, data la consuetudine alla parola scritta di militanti che, pur provenendo in alcuni casi da contesti lavorativi per i quali non sono richiesti elevati livelli di istruzione, possono contare su un retroterra di attività politica nella quale il volantino, il comunicato, il documento d’analisi sono forme espressive e propagandistiche largamente adoperate <3.
Si potrebbe obiettare che anche la pratica assembleare, e quindi il ricorso all’oralità, costituiscono moneta corrente per i militanti; in realtà ciò finisce spesso per rappresentare un ostacolo per persone totalmente digiune di esperienze radiofoniche, in un contesto nel quale è necessario adattare l’uso della parola alle peculiarità che caratterizzano lo strumento e l’ascolto del medesimo [4. In questo contesto si distingue, ad esempio, Osvaldo Miniero “The voice”, il cui timbro baritonale diviene un marchio di riconoscibilità dell’emittente <5. L’obiettivo è di essere «professionali ma non professionisti», di sfruttare appieno le potenzialità espressive del mezzo senza costruire artificiosamente i programmi per catturare audience, nella convinzione che «l’informazione è merce, e noi non la vendiamo. La merce per essere venduta deve essere ben confezionata, ecc. ecc… la nostra no, perché non la vendiamo» [6. L’amatorialità ha inoltre il vantaggio, da un punto di vista simbolico, di ridurre la distanza fra emittente e ricevente, «suggerendo […] nell’ascoltatore [l’]intercambiabilità tra lui e coloro che sta ascoltando» <7. La professionalizzazione, necessaria per un verso come miglioramento dell’esperienza dell’ascolto, ha per altro verso lo svantaggio di creare un dislivello fra coloro che l’utopia della partecipazione diretta vorrebbe pari.
Questa tensione fra amatorialità e professionalità è presente fin dall’inizio: nei primi tempi il palinsesto è sostanzialmente improvvisato, le trasmissioni connotate dall’impreparazione dei redattori alla conduzione radiofonica. Si cerca a ogni modo di strutturare i programmi in scaletta: una delle prime esigenze a trovare espressione via etere è quella del commento alle notizie riportate dai quotidiani, in una rubrica mattutina chiamata I fatti del giorno <8. Altro momento ritenuto fondamentale cui si inizia a lavorare immediatamente è quello del giornale radio: in entrambi i programmi si ricerca una professionalità nella conduzione che non coincide, è bene sottolinearlo, con un’imparzialità obiettiva e presuntamente neutrale. L’opzione ideologica è esplicitamente rivendicata, fin dal manifesto affisso nelle vie di Roma nel maggio 1977 con cui si dà notizia della nascita della radio e si sollecita alla sottoscrizione economica: «Per chi crede che la libertà di stampa e di informazione non è libertà dei padroni di insultare i proletari che lottano per la loro liberazione, è doveroso fare ogni sforzo perché i proletari abbiano le loro fonti di informazione e di lotta, “Radio Onda Rossa [maiuscolo, anziché corsivo, nell’originale]” è una di queste fonti» <9.
[NOTE]
1 Cfr. Sotto il segno della Rai; indagine sulle cifre, «Millecanali», n. 49, 1979, p. 49. Ancora nel 1979 le stazioni Rai trasmettono generalmente dalle 6 alle 24, copertura che si riduce nei giorni festivi.
2 Cfr. l’intervista a Vincenzo Miliucci, cit.: «[…] per lunghi vent’anni noi abbiamo fatto il turno interno, 24 ore su 24, quindi abbiamo imposto… ci siamo autoimposti di fare anche le notti, tenuto conto di quello che era il clima, il clima già precedente… fascisti a Roma, sicuramente, polizia che non ti lasciava pace, processi appunto di riappropriazione sociale, quindi che vedevano in noi questa capacità trainante ecc…».
3 Cfr. U. Eco e P. Violi, La controinformazione, cit.: gli autori prendono in considerazione quasi esclusivamente fonti scritte nell’analisi della galassia controinformativa dell’estrema sinistra.
4 Per una riflessione, in parte datata ma ricca di spunti e di echi durevoli sulla pratica delle emittenti, sullo specifico della conduzione e dell’ascolto radiofonici cfr. Rudolf Arnheim, La radio. L’arte dell’ascolto, Editori Riuniti, Roma 1987 (ed. or. Radio, Faber & Faber, London 1936).
5 Cfr. Una cronaca troppo poco attendibile. Quella sera che si decise di occupare l’ambasciata americana a Teheran, «I Volsci», n. 10, 1980, p. 3. Nell’articolo, in cui viene satireggiata l’ipotesi di associazione sovversiva per Radio Onda Rossa, è citato l’epiteto attribuito a Miniero.
6 Intervista a Osvaldo Miniero, cit.
7 G. Simonelli e Paolo Taggi, I fantasmi del dialogo. Il telefono nella radio e nella televisione, Bulzoni, Roma 1985, p. 27.
8 Cfr. Giorgio Ferrari nell’intervista a lui e ad Antonella Bonucci, cit.
9 Lanciamo Ondarossa, manifesto di inaugurazione dell’emittente del maggio 1977, in AcRor, manifesti.
Salvatore Corasaniti, Quando parla Onda Rossa. I Comitati autonomi operai e l’emittente romana alla fine degli anni settanta (1977-80), Tesi di Dottorato, Università degli Studi Roma La Sapienza, Anno accademico 2017-2018

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