Il 26 luglio 1944, a Sappada, i partigiani del Distaccamento Oberdan presero d’assalto la gendarmeria di Bach

La prima azione dei partigiani in territorio cadorino avvenne il primo maggio 1944, quando Lino De Luca e Tita Tabacchi scesero dal rifugio di Pian De Vedorcia per recarsi presso gli stabilimenti della «Safilo» e della «Lozza» a Calalzo di Cadore per impedire l’inizio regolare del lavoro alle ore 8:00 del mattino. Rimasero 45 minuti dinnanzi alle fabbriche e distribuirono volantini incitanti all’insurrezione. Il primo giugno, invece, i partigiani bloccarono due corriere che trasportavano i coscritti di leva del 1925 <113 verso Belluno.
L’obiettivo era quello di convincere i ragazzi ad appoggiare la causa partigiana ed una decina di essi rispose positivamente all’appello, mentre gli altri furono sollecitati a far ritorno alle proprie case <114. Il 10 giugno si effettuò un’azione contro i carabinieri della caserma di Cima Gogna, nei pressi di Auronzo, i quali collaboravano con i tedeschi; i partigiani riuscirono a disarmarli e requisirono un camion ed una mitragliatrice leggera. Con il passare del tempo si volle dare uno spessore sempre più consistente al Distaccamento Cadore e per questo Alessandro Gallo si premurò di arruolare nella Brigata due marconisti affinché si mettessero in contatto con gli alleati per il lancio di armi, viveri e vestiario <115. Tuttavia, ottenere questi aiuti inizialmente non fu facile; infatti gli alleati erano piuttosto diffidenti verso i movimenti di liberazione europei. Inoltre, ponevano il fronte italiano in secondo piano rispetto a quello atlantico e a quello francese.
Fu solo dopo il maggio del 1944, con la capitolazione di Roma, che le forze alleate mutarono atteggiamento e cominciarono a riconoscere l’autorità politica del Comitato di liberazione nazionale dell’alta Italia (Clnai <116) e a sostenere i singoli Comitati in modo massiccio. Il 10 giugno 1944 il Comando generale delle Brigate Garibaldi ordinò ad ogni reparto di procedere con un attacco generale, poiché, dopo lo sbarco in Normandia <117, si diede inizio alla liberazione dell’Europa intera. Nello stesso tempo il Cln di Belluno si era schierato apertamente a favore del nuovo governo di Bonomi, che era subentrato a quello di Badoglio <118. Il direttivo del Cln ordinò ai reparti partigiani di ostacolare ogni mossa del nemico, impedendo la requisizione degli autotreni e assaltando gli autocarri e le vetture che circolavano in tutta la provincia e per dirigersi verso i centri di raccolta tedeschi. L’obiettivo del Cln era quello di garantirsi il controllo della provincia per evitare ogni possibile ostacolo all’avanzata alleata. Fu così che a Domegge di Cadore, il 30 giugno 1944, un gruppo della Brigata Calvi attaccò la caserma dei carabinieri, al servizio dei tedeschi, prelevando armi ed alcuni preziosi documenti come lo schedario in cui erano stati segnati i nomi di tutti i sorvegliati politici del paese nonché quelli dei giovani che dopo l’8 settembre avevano disertato il servizio militare. Il maresciallo della caserma venne catturato e dopo aver tentato la fuga, venne ucciso a colpi di fucile <119. Il 10 luglio vennero definitivamente eliminate le stazioni dei carabinieri di Domegge e di Auronzo di Cadore ed il compito di polizia giudiziaria ed amministrativa venne affidato ai podestà dei relativi paesi <120.
A questo punto fu necessario unire le forze per sferrare l’attacco definitivo al nemico comune, perciò il Distaccamento Cadore cercò di intrecciare un rapporto di collaborazione con altre formazioni partigiane limitrofe, quali quelle della Carnia (dove agiva soprattutto la Brigata Osoppo) ed allo stesso tempo s’impegnò a reclutare nuovi elementi tra le proprie fila. Ai giovani cadorini se ne unirono molti provenienti dalla pianura e in alcuni casi perfino da altre regioni <121 cosicché nel luglio del’44 il nucleo partigiano poteva già contare su 150 unità <122. Vennero formati tre Distaccamenti distinti, che andarono a costituire una nuova Brigata il 4 luglio 1944. Dopo questa riforma la Calvi assunse il nome di Brigata Cadore e a sua volta venne suddivisa in tre Distaccamenti indipendenti: quello Oberdan operativo in Comelico, quello Bepi Stris dislocato nella Val Boite e quello Cadore attivo nel Centro Cadore. Inizialmente si creò anche un gruppo supplementare che presiedeva la zona dell’Oltrepiave <123, ma che venne successivamente assorbito dal Distaccamento Oberdan. La crescita progressiva del movimento non era di facile gestione ed i combattenti veterani avevano il compito di addestrare gli ultimi arrivati. Ciò creava non poche difficoltà di carattere organizzativo.
Le azioni partigiane proseguirono per tutta l’estate del ’44. Il 26 luglio, a Sappada, i partigiani del Distaccamento Oberdan presero d’assalto la gendarmeria di Bach <124. Il 27 luglio venne assaltata la caserma del Sod ovvero del «Servizio di Ordine Doganale <125» a Cortina, con l’obiettivo di danneggiarne la stazioncina e di eliminarne la relativa sbarra di confine <126. Il 28 venne sabotato il ponte sopra al Rio Vallesina e si bloccò la linea ferroviaria tra
Calalzo e Cortina e lo stesso giorno 19 garibaldini del Bepi Stris, guidati dal «Garbin» riuscirono a danneggiare in diversi punti le linee telefoniche <127.
Nell’estate del 1944, con la trasformazione della Brigata Nannetti in Divisione d’Assalto, composta dalle sei Brigate Vittorio-Veneto, Tollot, Mazzini, Gramsci, Pisacane e Calvi, vennero riorganizzati i vertici di comando e si stabilirono i seguenti ruoli: «Garbin» fu nominato comandante di Brigata, Vittorio Sala, detto «Jack», divenne comandante del Distaccamento Cadore, Francesco Barcelloni Corte, detto «Spartaco», assunse la carica di Commissario politico, mentre Attilio Stiz, detto «Bill», fu posto come vicecomandante <128.
[NOTE]
113 A bordo dei due mezzi vi erano 35 giovani. Si veda Musizza e De Donà, Guerra e Resistenza in Cadore, p. 72.
114 Quelli che si aggregarono ai partigiani vennero trasportati nel territorio di Lozzo di Cadore, in un fienile, dove trovarono l’assistenza di Gino De Meio «Somin», membro del Cln locale. Ibidem, p. 72 e cfr. anche ivi nota n. 92.
115 Il 13 giugno 1944 nella località del Passo Mauria, nel confine tra il Veneto ed il Friuli, era stato programmato un aviolancio di viveri e di armamenti, probabilmente a causa di un delatore, i tedeschi vennero a conoscenza del fatto e sorpresero i partigiani in attesa uccidendone sei ed impedendo loro il completo recupero del materiale lanciato. Cfr. Musizza e De Donà, Guerra e Resistenza in Cadore, pp. 77-87 e si veda anche Arturo Fornasier, Il nonno racconta, memorie autobiografiche sulla vita in Cadore, la guerra e la Resistenza, Istituto Storico Bellunese della Resistenza e dell’Età Contemporanea, II Edizione, Belluno, 1995 pp. 48-50.
116 Diretto da A. Pizzoni. Cfr. Musizza e De Donà, Guerra e Resistenza in Cadore, p. 89.
117 Che avvenne il 6 giugno 1944 con la messa in atto dell’operazione «Overlord». Si veda Brancati, Popoli e civiltà, p. 293.
118 Ivanoe Bonomi (1873-1951) capo del Cln, fu tra i più illustri rappresentanti dell’antifascismo moderato, il 18 giugno divenne capo del governo, in sostituzione di Pietro Badoglio e restò in carica fino al 21 giugno 1945, sostenuto anche dagli alleati. Ibidem, p. 293.
119 Cfr. Musizza e De Donà, Guerra e Resistenza in Cadore, pp. 108-109.
120 Ibidem, p. 110.
121 Soprattutto dall’Emilia Romagna, grazie all’accordo tra la «Federazione Comunista» di Bologna ed il Cln di Belluno. Ibidem, p. 136.
122 Ibidem, p. 134.
123 Tale Distaccamento era comandato da Gianbattista Martini di Pelos di Cadore e da Mario De Michiel di Lorenzago, quando fu assorbito dal Distaccamento Oberdan l’unico capo divenne Celso Guglielmo detto «Nemo». Si veda Musizza e De Donà, Guerra e Resistenza in Cadore, p. 36.
124 Questo episodio provocò l’ira dei tedeschi, che il mattino successivo occuparono i paesi di Borca e di S. Vito di Cadore per dar luogo ad una rappresaglia, tuttavia l’intervento del podestà di Cortina De Zanna scongiurò siffatto rischio e i presunti colpevoli (5 partigiani) vennero imprigionati e deportati al campo di Bolzano. Cfr. Ibidem, p. 143.
125 Questa caserma veniva comunemente chiamata «Dogana Vecchia». Cfr. Fornasier, Il nonno racconta, pp. 56-59.
126 Si veda Musizza e De Donà, Guerra e Resistenza in Cadore, pp. 139-140.
127 Ibidem, p. 144.
128 Cfr. Vendramini, Aspetti militari della resistenza bellunese e veneta, pp. 78-81.
Vittorio Lora, Terenzio Baldovin e Lozzo di Cadore. Public history e stratificazioni della memoria in una comunità di montagna, Tesi di laurea, Università Ca’ Foscari Venezia, Anno accademico 2011/2012

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