L’anno successivo [il 1972] si aprì con la crisi del governo Colombo e con la conseguente decisione del nuovo Presidente della Repubblica di sciogliere le Camere e indire elezioni anticipate.
In questo periodo fu determinante la decisione della Corte costituzionale riguardo l’ammissibilità del quesito referendario sulla legge Baslini-Fortuna, che avrebbe portato al referendum sul divorzio.
Tale decisione provocò molta agitazione in quanto entrambe le fazioni, i «laici» e il fronte antidivorzista, non volevano in nessun modo creare uno scontro diretto. <57
Si fece strada tra i partiti l’idea di ricorrere allo scioglimento delle Camere per provocare uno slittamento della consultazione, cosa che effettivamente avvenne.
Leone, infatti, riaprì le consultazioni e affidò l’incarico a Giulio Andreotti che aveva come unico scopo quello di trovare un’occasione per ricorrere ad elezioni anticipate.
L’ambasciatore di Via Veneto comunicò al presidente Nixon quanto accaduto sostenendo appunto che ci si era trovati davanti ad un bivio ed era stato necessario scegliere tra elezioni anticipate e referendum sul divorzio.
Nel mese di febbraio Enrico Berlinguer fu nominato Segretario del PCI, attirando l’interesse della leadership USA che volle studiare la sua personalità e comprendere quali sarebbero state le sue possibili azioni successive.
Martin inviò una nota al Dipartimento di Stato in cui menzionava la «novità Berlinguer» <58, egli veniva descritto come un uomo posto alla guida di un partito forte che proponeva una candidatura del PCI al governo.
Il governo Andreotti alla fine dello stesso mese ottenne la sfiducia delle Camere, aprendo quindi di fatto la campagna elettorale, <59 che aveva luogo in un clima di forte tensione caratterizzato dal susseguirsi di episodi di violenza da parte di gruppi di estrema destra ma anche di sinistra; infatti, iniziava a comparire anche il cosiddetto “terrorismo rosso” ad opera delle Brigate Rosse. <60
I diversi partiti adottarono strategie differenti per ottenere successo alle elezioni: Martin era convinto che il paese si stesse dirigendo sempre più verso il supporto ai partiti di destra. Ci si chiedeva quindi come agire tenendo in considerazione gli schieramenti che si sarebbero venuti a creare in occasione del referendum sul divorzio che avrebbe visto la contrapposizione di DC e MSI da un lato e di PCI, PSI, PRI, PLI dall’altro. <61
Sia l’ambasciatore che la leadership USA seguivano da vicino la situazione italiana, compiendo analisi approfondite sull’orientamento dei vari partiti.
L’analisi americana però aveva una costante su cui non avrebbe mai cambiato opinione: sì ad un governo con la destra ma non con il PCI; il partito di Almirante, infatti, era visto come un partito che voleva in tutti i modi guadagnarsi una nuova reputazione propugnando gli ideali di una destra «nuova, democratica e rispettabile». <62
Martin seguì con attenzione la situazione italiana, conducendo un’attenta e accurata valutazione sulla condizione in cui versavano i partiti, partendo sempre dalla DC che nei mesi precedenti aveva riacquisito notorietà grazie all’ingresso di figure giovani come, ad esempio, quella di Arnaldo Forlani. <63
Per quanto riguarda il PSI, l’ambasciatore analizzava come la sua scissione avesse portato alla nascita di alcuni problemi di varia natura al suo interno, mentre relativamente al PCI, si erano venute a creare diverse correnti interne che andavano a ledere la compattezza dello stesso.
In conclusione l’ambasciatore effettuò alcune previsioni riguardo i risultati delle elezioni: il PCI sarebbe rimasto stabile, il PLI si sarebbe alleato con la DC in modo tale da acquisire potere rispetto al PSI, mentre si escludeva a priori qualsiasi tipo di collaborazione con il MSI, tenendo in considerazione però che sarebbe stato parte di un «fronte anticomunista che si allarga». <64
I risultati delle elezioni risultarono essere in linea con quanto previsto da Martin e dal Dipartimento di Stato, la DC si riconfermava primo partito, mentre il Movimento sociale italiano sfiorò il 9%, le perdite dello scudocrociato quindi furono contenute. <65
Il partito di Botteghe Oscure <66 crebbe di poco mentre il PSI perse addirittura consensi, i dati quindi dimostravano che la sinistra aveva perso potenza. <67
I socialisti si trovarono davanti ad un bivio: sottostare alle richieste della DC o continuare per la strada intrapresa fino a quel momento, ovvero la direzione verso il PCI.
Si optò per la realizzazione di un governo centrista alla cui guida fu posto Giulio Andreotti, risultato di una coalizione con il PLI e PSDI, mentre i socialisti non vollero entrare a far parte della nuova maggioranza a causa della presenza dei liberali.
Il nuovo Primo Ministro fu invitato ad effettuare una visita negli USA: tale visita era vista dalla leadership a stelle e strisce come un’ennesima possibilità di rafforzare il legame dei due paesi e per accrescere la notorietà del presidente neoeletto. <68
Verso la fine del 1972 si venne a creare una situazione particolare in cui una possibile partecipazione dei socialisti al governo sembrò prendere forza: durante il XXXIX Congresso del Partito socialista si parlò di una possibile collaborazione con lo scudocrociato.
La DC di conseguenza si trovava a dover scegliere tra il proseguimento di una politica propriamente centrista o riaprirsi all’alleanza con il PSI.
Nel primo caso si sarebbe reso necessario rinunciare alla collaborazione con i socialisti, perdendo così un importante contatto con i settori politici e sociali di sinistra. <69
Il bilancio degli ultimi anni si chiudeva in negativo, sia per la debolezza dei governi, sia a causa di tensioni sociali che si erano venuti a creare nei diversi settori della società italiana, senza dimenticare la crisi economica causata dalla sospensione del sistema di Bretton Woods e della decisione italiana di entrare nel Serpente Monetario Europeo. <70
Nel documento riassuntivo dell’anno redatto dall’ambasciata degli Stati Uniti a Roma, i temi sono i ricorrenti: la crisi del centrosinistra, il pericolo dell’avvicinamento dei socialisti al PCI, la necessità di supportare la DC in quanto unico partito affidabile.
Solo dopo gli USA si sarebbero resi conto che non sarebbe stato più possibile muoversi per schemi precompilati validi ed efficaci per tutti. Si sarebbe quindi reso necessario condurre un’analisi ad hoc sull’opinione pubblica italiana. <71
[NOTE]
57 GUARNA L., 2015, op.cit., pp.251-252;
58 GENTILONI SILVERI U., op.cit., p.67;
59 GUARNA L., 2015, op.cit., p.254;
60 COMINELLI L., 2014, op.cit., p.112;
61 GUARNA L., 2015, op.cit., p.257;
62 GENTILONI SILVERI U., op.cit., p.70;
63 GUARNA L., op.cit., p.272;
64 GENTILONI SILVERI U., op.cit., p.70;
65 COMINELLI L., op.cit., p.113;
66 La sede centrale del Partito Comunista Italiano era situata in Via delle Botteghe Oscure a Roma;
67 GUARNA L., op.cit., p.280;
68 COMINELLI L., op.cit., p.123;
69 GENTILONI SILVERI U., op.cit., p.74;
70 COMINELLI L., op.cit., p.116;
71 GENTILONI SILVERI U., op.cit., p.92.
Nicole Todisco, Gli USA e la questione del compromesso storico durante l’amministrazione Ford, Tesi di laurea magistrale, Università degli Studi di Padova, Anno Accademico 2021-2022
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