Giovanni Pirelli e i bambini d’Algeria

La collaborazione con Maspero sul tema dell’Algeria costituiva pertanto un aspetto rilevante per Pirelli e per Einaudi, e l’interesse dimostrato dalla casa editrice francese per le “Lettere” algerine, ancor prima della loro pubblicazione, testimoniava la curiosità anche da parte dei gruppi della New Radical Left francese per questo tema. Inoltre, la lettera di Pirelli a Bollati, era la dimostrazione dell’esistenza di un rapporto continuativo fra Maspero ed Einaudi e denunciava le difficoltà che l’editore francese doveva affrontare nel suo paese per promuovere attivamente la causa algerina. In effetti il sequestro, anche preventivo, di opere letterarie perpetrato alle volte dal governo francese <476, rendeva arduo a Maspero il compito di diffondere le prospettive terzomondiste <477, sebbene, al contempo, legittimava la sua posizione controcorrente: per certi versi persino temuta dalle autorità.
Le difficoltà incontrate dalla casa editrice francese non inficiarono, tuttavia, i rapporti con Einaudi, per quanto non mancassero problemi di altra natura <478.
I primi contatti tra le due furono stabiliti nel ’59 <479, a pochi mesi dalla nascita di Maspero Editeur. Proseguirono con alterne vicende per vari anni, e furono particolarmente intensi nel momento del lavoro sui testi di Fanon, per il quale il contributo di Pirelli risultò di estrema importanza <480.
Nel mentre, il lavoro dell’intellettuale lombardo in Tunisia stava diventando via via più ampio e articolato e, dall’iniziale intenzione di raccogliere documenti degli insorti algerini, passò alla ricerca di testimonianze differenti: quelle dei bambini che avevano subito le conseguenze della guerra. L’idea di ampliare le sue fonti documentarie nacque a seguito di una visita – organizzata da Charby – agli orfanotrofi situati al confine fra Algeria e Tunisia <481. Suggestionato dalla deprecabile situazione di disagio nella quale erano costretti a vivere bambini e profughi, Pirelli ritenne doveroso cominciare ad informare il pubblico italiano di quanto stava avvenendo appena fuori dai confini del vecchio continente. Per poter raccogliere le testimonianze dei bambini, Pirelli dovette prima ottenere il supporto del GPRA (che in parte vedeva in quella pubblicazione un’occasione di propaganda) ed al contempo autofinanziare tutto il lavoro, poiché le autorità provvisorie algerine non avevano nessuna intenzione di destinare il poco denaro a loro disposizione ad una tale operazione <482.
La raccolta del materiale portò alla realizzazione del volume “Racconti di bambini d’Algeria” che vedeva al proprio interno non solo le testimonianze dirette dei bambini rifugiati in campi ed orfanotrofi in Tunisia, Libia e Marocco, ma anche i loro disegni, che spesso rappresentavano, attraverso immagini impressionanti, la sofferenza vissuta negli anni del conflitto armato. Scotti ha ricostruito lo scambio epistolare fra Pirelli e Guido Valabrega proprio sul tema di questa pubblicazione <483. In una lettera a Pirelli del 21 novembre 1961 Valabrega aveva infatti proposto a Pirelli: «una raccolta divisa in due parti: bimbi ebrei durante il nazismo e bimbi arabi durante la guerra d’Algeria. […] La cosa acquisterebbe così un carattere di attualità e di polemica assai vivace contro i nazisti di ieri ed i loro eredi spirituali dell’odio di razza di oggi» <484. La risposta di Pirelli all’ipotesi di Valabrega fu negativa, ma risulta particolarmente interessante notare le motivazioni che lo portarono a questa scelta:
«Si rischia di aggiungere poco o niente al già noto. Non solo: si asseconda la «buona coscienza» dell’antifascismo nostalgico o del neo antifascismo «liberale», laddove tutto fa brodo agli effetti di generiche rivendicazioni e recriminazioni; l’alibi di Eichmann, per intenderci, al fine di mascherare le reali responsabilità e i veri problemi del nostro tempo. Anna Frank […] è diventata lo strumento (quasi il simbolo) di un aberrante processo di mistificazione. Spedito Eichmann all’inferno, Anna Frank apre a tutti noi le porte del paradiso. Io, oggi giorno, mi occuperei invece dei nipotini di Bertha Krupp.
Ma, per essere «ragionevole», posso onestamente dire che «sistemare» in volume un certo numero di testimonianze di ragazzi perseguitati è opera utile al di là di situazioni contingenti della «cultura» antifascista.» <485
Quanto qui riportato non deve essere considerato come una negazione del parallelismo che Pirelli individuava fra l’esperienza della Seconda guerra mondiale e quella della Guerra d’Algeria. Anzi, l’intellettuale lombardo rimaneva fortemente convinto dell’appartenenza della Resistenza europea e di quella algerina allo stesso fenomeno e della necessità di diffondere tale prospettiva. Tuttavia, nel caso del volume dedicato ai bambini, per quanto il paragone fra nazismo e colonialismo rimanesse valido, esso non aggiungeva nulla che non fosse già chiaro, ma anzi avrebbe messo in secondo piano una situazione di estrema gravità, come quella del conflitto algerino. Secondo Pirelli era perciò necessario concentrarsi sulla contemporaneità e sui nuovi nemici contro cui battersi. Tanto è vero che proprio nella lettera citava i «nipotini di Bertha Krupp» ossia gli industriali eredi di una compagnia nata come produttrice di armamenti. Le sue intenzioni erano chiaramente quelle di fare propaganda per la causa anti-imperialista e ed anticapitalista, come esplicitamente rivendicato in più occasioni <486. Il senso del lavoro e dell’impegno di Pirelli era duplice. Da un lato egli voleva fornire al pubblico italiano ed europeo le testimonianze dirette di quella parte della Guerra d’Algeria che a lungo era stata esclusa dalla discussione pubblica; dall’altro voleva promuovere una nuova modalità di comprensione delle dinamiche politiche internazionali, fare propaganda al paradigma terzomondista.
Tornando a Fanon, la sua morte nel dicembre 1961 scombinò gran parte dei piani editoriali concordati con Pirelli. “I dannati della terra” che sarebbe dovuto uscire come ultima opera, conclusiva del pensiero di Fanon, fu pubblicato nel luglio 1962 come traduzione della versione francese contenente la prefazione scritta da Sartre <487. Nonostante le difficoltà ed i cambi di programma, il libro ottenne un grande successo che si mantenne tale per molti anni, e ciò riguardò sia la versione francese (per Maspero fu il libro di maggior successo mai pubblicato dalla casa editrice con 150.000 copie vendute fra il primo anno di stampa in Francia, il 1961, ed il 1968) <488 che quella italiana. La mediazione operata da Pirelli fra Maspero ed Einaudi fece sì che il rapporto di lavoro e collaborazione fra le parti rimanesse attivo anche dopo la morte di Fanon. L’interesse dimostrato per i libri dell’intellettuale lombardo da parte della casa editrice francese riguardò sia le “Lettere” algerine che i racconti dei bambini e si concretizzò con una richiesta formale operata da Maspero nel giugno 1962 <489 Pirelli, dopo aver visto la versione di Maspero dei “Racconti di bambini d’Algeria” se ne disse entusiasta, al punto da preferirla a quella di Einaudi <490. Nella lettera inviata all’editore francese, chiedeva anche che fossero inviate delle copie del libro a diverse persone491, fra di esse c’erano Pannella e Tutino, ma anche Michel Martini, Jacques Charby e Henry Curiel (leader di uno dei réseaux de soutien francesi che portava di conseguenza il suo nome). Questo elenco era, in buona parte, una lista dei membri della rete internazionale che Pirelli riuscì a intessere attorno al tema della Guerra d’Algeria, dando vita ad una struttura informale di contatti e relazioni che sarebbero sopravvissute nel tempo <492.
L’influenza dell’intellettuale lombardo su questi temi rimase al primo posto. Come ricostruisce Scotti, infatti, Maspero decise di adattare il titolo di “L’An V de la révolution algérienne” a quello scelto per l’edizione italiana (uscita solo nel 1963), che fu intitolata “Sociologia della rivoluzione algerina” <493. Nel 1968 Maspero cambiò quindi il titolo in “Sociologie d’une révolution” a dimostrazione del fatto che Pirelli rimaneva il più profondo conoscitore del pensiero di Fanon e la sua opinione determinante al punto da far modificare il titolo originale con cui era uscita inizialmente l’opera.
Il costante impegno per la diffusione dei testi dell’autore martinicano, e della sua personale ricerca per lo sviluppo del pensiero terzomondista, doveva essere messo in relazione anche con il senso che Pirelli stesso attribuiva a quanto elaborato da Fanon. Di quest’ultimo aveva infatti reinterpretato molti aspetti.
[NOTE]
476 B. Guichard et al., François Maspero et les paysages humains, cit., p. 118-119 ; cfr. Anche C. Kalter, The Discovery of the Third World, cit., pp. 190 e ss.
477 Un esempio ne è la discussione delle modalità di pubblicazione del testo “La révolution algérienne par les textes” di André Mandouze, Maspero avvertiva Einaudi (scrivendo un post-scriptum a penna alla fine di una lettera del 21 febbraio 1961) che il libro stava per essere confiscato dalla polizia e che pertanto gli avrebbe dato la massima priorità per la traduzione e l’invio in Italia: «Je vous signale [illegibile] livre vient d’être saisi par la police française» Lettera di François Maspero Editeur a Giulio Einaudi editore, 21 febbraio 1961, Fondo Einaudi presso l’AST, segreteria editoriale, Corrispondenza con enti e autori stranieri, Mazzo 42, fascicolo 224.1, foglio 19
478 Problemi relativi ai pagamenti dovuti da Einaudi a Maspero si presentarono in più occasioni. Nel giugno del ’61 Maspero inviò una lettera ad Einaudi, in cui si lamentava del fatto che, a due mesi di distanza dalla firma del contratto e dalla pubblicazione del volume, non fosse stato ancora pagata la cifra inizialmente pattuita (Lettera di François Maspero Editeur a Giulio Einaudi editore, 10 giugno 1961, Fondo Einaudi presso l’AST, segreteria editoriale, Corrispondenza con enti e autori stranieri, Mazzo 42, fascicolo 224.1, foglio 29). Sulle liquidazioni dei diritti spettanti a Maspero sono presenti anche altri documenti: Fondo Einaudi presso l’AST, segreteria editoriale, Corrispondenza con enti e autori stranieri, Mazzo 42, fascicolo 224.2 foglio 231 e fascicolo 224.3 fogli 380-383
479 Il primo rapporto fra Einaudi e Maspero è riconducibile 20 giugno 1959, quando Einaudi inviò una lettera relativa alla traduzione italiana del testo “Les catholiques et la gauche”, cfr. Lettera di Giulio Einaudi editore a François Maspero Editeur, 20 giugno 1959, Fondo Einaudi presso l’AST, segreteria editoriale, Corrispondenza con enti e autori stranieri, Mazzo 42, fascicolo 224.1
480 Cfr. Lettera di Giulio Einaudi editore a François Maspero Editeur, 6 aprile 1961, Fondo Einaudi presso l’AST, segreteria editoriale, Corrispondenza con enti e autori stranieri, Mazzo 42, fascicolo 224.1, foglio 20; un altro documento che testimonia l’importanza di Pirelli nei rapporti fra Maspero ed Einaudi è la Lettera di Giulio Einaudi editore a François Maspero Editeur, 24 luglio 1961, Fondo Einaudi presso l’AST, segreteria editoriale, Corrispondenza con enti e autori stranieri, Mazzo 42, fascicolo 224.1, foglio 33, nella quale si legge: «Comme vous le saurez peut-être, M. Giovanni Pirelli e M. Fanon se sont mis d’accord récemment pour la publication en Italie d’un livre contenant un choix d’écrit de M. Fanon, et précisément: les quatres premiers chapitres de Algérie au Cinq, l’essai De la violence (publié sur “Temps Modernes”) et un certain nombre de chapitres tirés sur le livre de Fanon qui paraîtra prochainemnt chez vous. Si vous êtes d’accord comme nous l’espérons, sur ce choix, voulez-vous avoir l’obligeance de nous envoyer un contract?»
481 M. Scotti, Vita di Giovanni Pirelli, cit., p. 141
482 Ibid., p. 142
483 Ibid., p. 143
484 Guido Valabrega a Giovanni Pirelli, Milano, 21 novembre 1961, Archivio privato Giovanni Pirelli, Varie cartelle marrone, cit. in M. Scotti, Vita di Giovanni Pirelli, cit., p. 143; Guido Valabrega era uno studioso del Medio Oriente di origini ebraiche che durante la Seconda guerra mondiale aveva aderito alla Resistenza arruolandosi nella brigata ebraica. Nel secondo dopoguerra, dopo un periodo di permanenza in Israele presso un kibbutz, venne espulso da quest’ultimo per le posizioni crescentemente critiche verso la politica interna israeliana. Tornato in Italia nel 1953 si iscrisse al PCI all’interno del quale militò fino alla fine degli anni ’80; cfr. Nota biografica “Guido Valabrega” di G. Solaro, Fondo: Valabrega Guido, Insmli, 12/04/2011, consultabile al link: http://beniculturali.ilc.cnr.it:8080/Isis/servlet/Isis?Conf=/usr/local/IsisGas/InsmliConf/Insmli.sys6.file&Obj=@Insmlif.pft&Opt=search&Field0=%22%3DA00/01270/00/00/00000/000/000%22 [consultato in data 23 aprile 2021]
485 Giovanni Pirelli a Guido Valabrega, Milano, 24 novembre 1961, Archivio privato Giovanni Pirelli, Varie cartelle marrone, cit. in M. Scotti, Vita di Giovanni Pirelli, cit., p. 143
486 M. Scotti, Vita di Giovanni Pirelli, cit., p. 144
487 Ibid., p. 155
488 C. Kalter, The Discovery of the Third World, cit., p. 214
489 L’interesse di Maspero era testimoniato dalla già citata lettera di Giovanni Pirelli a Giulio Bollati, 14 febbraio 1962, Fondo Einaudi presso l’AST, segreteria editoriale, Corrispondenza con autori e collaboratori italiani, mazzo 160, fascicolo 2492.2, foglio 482; A ciò si aggiungeva la richiesta formale operata pochi mesi più tardi: «Lors de me conversation avec M. Pirelli de passage à Paris, je lui a fait part de mon intérêt pour les deux ouvrages suivants en préparation chez vous:- racconti di bambini d’Algeria -Témoignages de la Résistance algérienne. J’amerais que vous fixiez maintenant les conditions de cession de droits en langue française de ceux deux ouvrages» Lettera di François Maspero Editeur a Giulio Einaudi editore, 28 maggio 1962, Fondo Einaudi presso l’AST, segreteria editoriale, Corrispondenza con enti e autori stranieri, Mazzo 42, fascicolo 224.1, foglio 56
490 «A mon avis votre bouquin est, sous certaines aspects, même meilleur du bouquin Einaudi» Lettera di Giovanni Pirelli a François Maspero, Varese, 29 novembre 1962, Archivio privato Giovanni Pirelli, Insmli, CL 47 A 1.17, foglio 12
491 Ibid., foglio 13
492 Sempre lungo questa direttiva si svilupparono rapporti anche fra altri membri della rete, come nel caso di Einaudi e Maspero quando quest’ultimo fu accusato dalle autorità francesi di «outrage aux bonnes-moeurs». L’avvocato di Maspero chiese infatti proprio a Giulio Einaudi una testimonianza per il processo che si sarebbe tenuto contro l’editore francese; si veda la lettera di François Maspero Editeur a Giulio Einaudi editore, 22 marzo 1963, Fondo Einaudi presso l’AST, segreteria editoriale, Corrispondenza con enti e autori stranieri, Mazzo 42, fascicolo 224.1, fogli 87-88
493 M. Scotti, Vita di Giovanni Pirelli, cit., p. 156
Leone Radiconcini, Il terzomondismo in Italia: intellettuali e politici della sinistra di fronte al nuovo paradigma (1954-1968), Tesi di dottorato, Sapienza Università di Roma, 2021

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