Il Partito chiedeva a tutti i comunisti che potevano venire in Italia “regolarmente” di riportare notizie di prima mano

Nel 1923 decisero [Primetta Cipolli e Oreste Marrucci] di sposarsi e nel 1924 di emigrare in Francia: avevano ben poche speranze di andare avanti se fossero rimasti in Italia. E la loro non fu certo una scelta “particolare”, visto che, all’inizio degli anni Trenta, gli italiani in Francia saranno più di ottocentomila.
Infatti, come scrive Leonardo Rapone nell’articolo “Emigrazione italiana e antifascismo in esilio”, in cui fa il punto sulle indagini storiografiche relative al nesso fra emigrazione politica ed emigrazione economica fra le due guerre, «…i flussi in uscita dall’Italia nei primi anni Venti [furono] caratterizzati dalla nutrita presenza di lavoratori la cui decisione di spostarsi all’estero, nasceva, non solo da ristrettezze economiche, ma anche, e in molti casi soprattutto, dal bisogno di “cambiare aria”, di abbandonare luoghi di residenza nei quali la vita si era fatta rischiosa ed insostenibile a causa degli attacchi dello squadrismo fascista e la possibilità stessa di conservare o trovare una occupazione era compromessa dalle intimidazioni, dall’emarginazione sociale e dai veri e propri “bandi” con cui i fascisti, divenuti padroni del territorio, colpivano i militanti più in vista, sul piano locale, della sinistra politica e sindacale. In questo caso la compresenza di motivazioni politiche e di motivazioni economiche, all’origine della scelta migratoria, […] si impone all’attenzione per la rilevanza quantitativa delle esperienze individuali…» <79
Prima tappa Marsiglia, come per molti altri fuorusciti italiani, ma soprattutto, come sappiamo, per la presenza degli zii. Primetta scrive: «Prendemmo subito contatto con i compagni italiani ed al primo convegno dei gruppi di lingua fui nominata responsabile femminile.» I comunisti italiani, in Francia, sono i primi a riorganizzarsi politicamente rispetto alle altre formazioni politiche e i “Gruppi di Lingua” sono le prime forme organizzative.
Come funzionavano lo spiega bene Stefano Schiapparelli: «Sulla base di disposizioni dell’Internazionale Comunista, i militanti emigrati non erano membri del Partito del Paese di origine ma del Partito del Paese nel quale risiedevano. Nel tempo stesso, i comunisti emigrati venivano organizzati in Gruppi di Lingua ove si trattavano i problemi delle masse emigrate dal Paese di origine.» <80
I Gruppi godono di una certa autonomia: possibilità di indire congressi, di nominare i propri dirigenti, chiedere contributi speciali. La loro attività è diretta da una Commissione Esecutiva Centrale.
Nel novembre dell’anno successivo il Partito li chiama a Parigi «dove, scrive Primetta, assunsi la carica di agente di collegamento, dato che a quell’epoca si lavorava clandestinamente.» Nella regione parigina si spostano più volte, da un indirizzo all’altro, da un lavoro all’altro. Dai primi anni trenta vengono sorvegliati dalla polizia e sono parecchi i documenti presenti nei loro fascicoli del Casellario Politico Centrale che dimostrano questa attenzione: il Consolato d’Italia provvede a informare la prefettura di Livorno sulle loro mosse, anche se non sempre quello che la polizia scrive corrisponde alla verità.
Prima vengono individuati a Pavillon-sous-Bois <81, poi a Vitry-sur-Seine. <82 Ma i loro spostamenti furono più numerosi, come ha raccontato Josiane. Primetta fa la portiera e aiuta la sorella Bice <83, maritata Perego, in una rivendita di generi alimentari. Oreste lavora, per un po’ di tempo, per una casa vinicola, la “Fratelli Fraioli”. Li sospettano di recapitare la posta proveniente dalla Spagna e dall’Italia per il PCI, visto che questo faceva parte dei compiti dei partecipanti al Soccorso Rosso. Ma, in parte, di questo abbiamo già parlato.
Una notizia nuova che si scopre dalla lettura dei documenti presenti nel fascicolo di Primetta, e che Josiane conferma, è che ha fatto un viaggio in Italia nel 1933. Sono quattro documenti che ci danno la notizia, in successione cronologica: dall’8 settembre al 30 novembre 1933. <84 Nel settembre del 1933 il Consolato generale di Parigi scrive all’Ambasciata e riferisce che Primetta Cipolli si è presentata al Consolato per richiedere una “certificazione di nazionalità”. Ha dichiarato di risiedere a Pavillon-sous-Bois e di aver smarrito il passaporto rilasciatole a suo tempo dalla Sottoprefettura di Volterra. Aggiunge poi che la Prefettura di Livorno, a cui è stato chiesto di accertarne l’identità, comunica che professa idee comuniste, che è sposata con il Marrucci Oreste e che è sorella di Cipolli Bice, “nota comunista propagandista”, fatto che non corrisponde a verità, come, più volte, Josiane ha ribadito. Nel documento successivo, con data 21 settembre, sempre il Consolato Generale comunica al Ministero degli Esteri che, in data 18 settembre, “è stato rilasciato alla comunista Cipolli Primetta (già oggetto di note precedenti) il
documento richiesto”. “La predetta ha dichiarato di recarsi tra giorni a Cecina ove risiedono i suoi genitori, in via Emilia e i genitori del marito in Via Magona. In attesa di conoscere la data del rimpatrio si prega disporre nei di lei confronti riservata vigilanza”. La prefettura di Livorno, nel novembre successivo, comunica al Ministero dell’Interno, Direzione centrale di Pubblica Sicurezza, Casellario Politico Centrale, che “la comunista Cipolli Primetta, moglie del comunista Marrucci Oreste, trovasi a Cecina presso il suocero. Assicuro di aver disposto riservata vigilanza”.
Josiane si ricorda di questa visita, anche se era molto piccola: era per lei che Primetta aveva deciso di fare il viaggio, per portarla a farle conoscere i nonni. Racconta che la madre era stata diffidata dall’incontrare altri sovversivi e dal recarsi a riunioni. Per aggirare il divieto, Primetta aveva organizzato tombolate e partite a carte in casa del suocero. Il Partito chiedeva a tutti i comunisti che potevano venire in Italia “regolarmente” di informarsi sulla situazione nel Paese per poi riportare notizie di prima mano. Ma furono molto spesso le mogli, le compagne in generale, che chiesero e ottennero documenti regolari. <85
L’ultimo documento, datato 30 novembre 1933, è ancora una nota della Prefettura di Livorno che informa il Ministero degli Interni che “la nominata in oggetto è ripartita per la Francia il 25 novembre col treno 1072. A Cecina non ha dato luogo a rilievi con la sua condotta morale e politica. Si prega codesta On. Ambasciata dare disposizione pel [sic] di lei rintraccio, facendone conoscere l’esito, e comunicare, in prosieguo, le possibili informazioni sulla di lei condotta politica.”
Non si può scrivere molto altro della vita di Primetta e Oreste in Francia, non è possibile riempire tutti i vuoti. La figlia ha raccontato che vivevano di politica, che parlavano solo di politica, che la loro vita era completamente condizionata dalla militanza nel Partito comunista.
[NOTE]
79 L. Rapone, Emigrazione italiana e antifascismo in esilio, in “Archivio storico dell’emigrazione italiana”, IV, 2008, 1, p.53-67, Sette Città.
80 S. Schiapparelli, op. cit., p. 24
81 ACS, C.P.C, Cipolli Primetta, b. 1360, anno 1929. Questo documento è una nota della Prefettura di Livorno all’Ambasciata di Parigi. Si chiedono notizie su Cipolli Bice, in particolare si chiede se la persona in oggetto risiede tuttora a Pavillon-sous-Bois, Seine, presso la sorella Primetta, maritata con Oreste Marrucci e se la stessa svolga attività politica contraria alle direttive del regime.
82 ACS, C.P.C, Cipolli Primetta b. 1360. Copia di un documento il cui originale è nel fascicolo di Oreste.
83 Questa precisazione è fatta da Josiane Marrucci. I documenti racconterebbero invece che la rivendita di generi alimentari è di proprietà dei Marrucci.
84 ACS, C.P.C, Cipolli Primetta, b. 1360. Vedi appendice I documenti.
Renza Bendinelli, Primetta e Oreste, “fuorusciti” antifascisti. Fra storia e memoria, Tesi di laurea, Università degli Studi di Pisa, 2017

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Pensionato di Bordighera (IM)
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