Il MSI ed il Patto Atlantico

Nonostante le mancate aspettative elettorali a livello nazionale, il 1948 fu un anno decisamente favorevole al MSI. Annata che si chiuse positivamente con la partecipazione alle elezioni regionali in Trentino Alto Adige, unica circoscrizione, come visto, nella quale il MSI non si era presentato e che pertanto completava la ramificazione del partito in tutte le province italiane <728. Il risultato delle elezioni, pur sotto le aspettative, permise ai missini di entrare nel Parlamento repubblicano solamente a poco più di un anno dopo la sua formazione e a soli tre anni dalla fine della guerra. Fu probabilmente anche grazie al mancato exploit elettorale che il partito riuscì a continuare ad agire senza essere ostacolato dall’applicazione severa delle leggi approvate alla fine dell’anno precedente. Ancora nel novembre 1948 infatti, e in seguito alla successiva sollecitazione del Capo di Gabinetto del Ministro dell’Interno, in risposta ad una mozione presentata dai parlamentari comunisti, nella quale veniva chiesto lo scioglimento del MSI, il Questore Polito dichiarava che «il “movimento” è generalmente giudicato a sfondo nazionalista e, in ogni caso, anticomunista» ma che si aveva solo la «sensazione» che si trattasse di un movimento neofascista <729. Gli stessi diplomatici e servizi angloamericani, nonostante considerassero apertamente il MSI un partito neofascista e per questa ragione continuassero a seguirlo da vicino, non si dimostravano né particolarmente preoccupati dalla sua presenza, ritenendolo ormai marginale nel panorama politico italiano, né particolarmente interessati a supportarlo in funzione anticomunista <730.
Alcune ombre tuttavia iniziavano ad aleggiare sul partito e sul compromesso tra le diverse ali fino ad ora raggiunto: le critiche sull’esito delle elezioni e sulla politica accentratrice di Almirante, le posizioni degli ex qualunquisti secondo cui si era dato troppo spazio alle manifestazioni “nostalgiche”, l’accusa da parte di gruppi giovanili della sinistra del partito di aver abbandonato la linea socializzatrice e di essersi spostato verso destra. A questa accusa in particolare, la Direzione replicò con durezza:
“Ci sono dei perfetti imbecilli, anche in seno al Movimento […] i quali si agitano o tentano di agitare gli altri con lo spauracchio di un presunto nostro slittamento verso destra […]. [Il] Movimento è composto, nella quasi totalità, di operai, di braccianti, di piccoli impiegati, di umili o di umilissimi. Questa è la vivente garanzia non del sinistrismo del nostro Movimento – che poco c’importa davvero di essere considerati destri o sinistri, […] – ma della sua profonda e intangibile socialità. Senza timore di smentite si può asserire che il MSI costituisce oggi in Italia l’unico partito veramente e solidamente proletario […]. La più notevole manifestazione della nostra politica sociale è stata in questi ultimi tempi costituita dal discorso di Roberti alla Camera. Egli ha detto tra l’altro: “La Repubblica sarà sociale o non sarà”. Si può essere più chiari e meno destri di così?” <731
[…] Troviamo i giovani del MSI in prima fila nei cortei per Trieste ma anche nelle manifestazioni a favore della liberazione del Maresciallo d’Italia Rodolfo Graziani. Nel febbraio del 1949, a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro, si stavano avviando infatti alla conclusione alcuni processi eccellenti ancora in corso: contro Graziani, per il suo ruolo svolto nel corso della Repubblica Sociale (aveva evitato invece la condanna internazionale per la sua condotta in Etiopia), Borghese, per collaborazionismo e crimini di guerra, e Roatta, l’ex Capo di Stato Maggiore dell’Esercito e del SIM, per la mancata difesa di Roma <733. Dato il ruolo svolto all’interno della RSI, le figure di Graziani e Borghese rivestivano un significato particolare per i giovani missini, sia per coloro i quali avevano aderito alla Repubblica Sociale, sia per chi era troppo giovane per arruolarsi ma che, attraverso il racconto dei camerati più “anziani”, cercava di riviverne l’esperienza e il mito. Come già raccontato in precedenza, Borghese grazie ad una applicazione favorevole dell’amnistia era riuscito a non scontare l’intera pena che gli era stata comminata e pertanto fu libero di uscire dal carcere. Due anni più tardi raggiunse i ranghi del MSI e venne nominato presidente onorario del partito. Furono proprio i giovani del Movimento, scrisse l’ambasciata statunitense a Roma, ad aiutare a creare un’atmosfera favorevole alla causa di Borghese, dato che in gran parte furono loro a costituire il pubblico che partecipava al processo. «Borghese undoubtedly conducted his trial skilfully. First of all, he was shrewd in getting the trial postponed. Had he been tried several years ago», commentavano i diplomatici statunitensi, «he would undoubtedly have received a very severe sentence, owing to the feeling of the Italian public opinion at that time. He was also fortunate in having his trial removed from Milan. The Court of Cassation, it would seem, was justified in doing this, but selecting Rome as the site for the trial unduly favoured Borghese» <734. D’altronde, come veniva messo in evidenza nello stesso rapporto, nonostante alcuni gruppi parlamentari anche facente parti della maggioranza di governo avessero fatto sentire la propria protesta, non ci fu una decisa condanna per l’esito del procedimento di Borghese (o di Roatta) da parte della pubblica opinione. «Three years ago», si legge in un dispaccio del Foreign Office britannico in merito alla stessa questione, «so light a sentence on Borghese would have been unthinkable, but now the influence of the ex-Fascists and the aristocratic families who were nearly all, with certain honourable but rare exception, at least passive supporters of the Fascist regime, is undoubtedly very considerable among the Italian bureaucracy, and therefore presumably equally so in the judiciary» <735. Un clima che servì a gettare le premesse per una risoluzione favorevole all’imputato anche per il caso Graziani. La Cas di Roma, infatti, si dichiarò incompetente nel giudicare il ruolo svolto da Graziani nella Repubblica Sociale e demandò il procedimento al Tribunale militare <736.
A conferma della vitalità e della dimensione non solo romana che aveva ormai raggiunto la federazione giovanile del MSI, il 12 e 13 marzo al Foro Italico si tenne il primo Congresso nazionale del Raggruppamento al quale parteciparono «circa 140 delegati di tutta Italia, nonché delegati svizzeri, spagnoli e francesi, i quali [avevano] portato il saluto delle analoghe formazioni giovanili a base nazionalistica delle rispettive nazioni» <737. La rete giovanile riusciva pertanto, già nel 1949, a intrecciare relazioni non solo con i giovani del MSI di tutta Italia ma anche con alcuni rappresentanti dei gruppi giovanili dei movimenti neofascisti europei, come ad esempio il Mouvement Socialiste d’Unité Française di René Binet, uno dei futuri fondatori, come si vedrà, del Movimento Sociale Europeo <738. Il clima positivo del Congresso non rispecchiava le tensioni che covavano all’interno del gruppo giovanile, tra la corrente egemone della sinistra e la destra guidata da Enzo Erra, vicina al pensiero spiritualista di Julius Evola e raccolta attorno al settimanale «La Sfida» <739. Allo stesso modo non emergevano ancora i risentimenti tra il gruppo giovanile, che avrebbe voluto godere di un’organizzazione autonoma, senza imposizioni da parte della Direzione Nazionale, e la necessità dei notabili del partito di tenere sotto controllo le “intemperanze” del gruppo giovanile. La relazione politica venne svolta da Gianfranco Finaldi, già appartenente ai FAR romani, secondo il quale solo i giovani del MSI erano «assertori di un principio moderno e rivoluzionario dotato di carattere assolutamente originale» <740. Le finalità del Raggruppamento si esplicavano pertanto «nella lotta radicale e costante al sistema parlamentare borghese; nella decisiva e dinamica azione contro le forze materialiste e disgregatrici; nella lotta ad oltranza contro il tentativo di cloroformizzare ogni civile impulso della gioventù e nella lotta senza quartiere contro le autonomie regionali e la politica internazionale del Governo»741. In linea con Finaldi fu il discorso del Segretario Mieville, il quale incitava i giovani «a far sì che essi un giorno potessero mettere ai margini della vita del Paese “l’attuale imperante democrazia e la bardatura di questo Governo di polizia, che non dà respiro e tregua al Movimento Sociale”» <742. Maggiormente incentrato sulla politica internazionale fu invece l’intervento di Almirante, il quale incitò i giovani a tenersi pronti per un’eventuale guerra che avrebbe potuto scatenarsi tra i due blocchi, criticando il Patto Atlantico ma allo stesso tempo auspicando che, in quel caso, fossero proprio i giovani del MSI a «rimettere piede a Trieste e a Tripoli» <743. Oltre a sottolineare come il Raggruppamento avesse dovuto confermare «la più assoluta fedeltà» al partito, il documento conclusivo ripercorreva il piano di azione proposto nella relazione iniziale da Finaldi, assegnando al gruppo giovanile «come scopo finale della sua attuale fase di azione, la conquista spirituale e la mobilitazione politica della gioventù italiana per la lotta contro la classe dirigente imposta dal tradimento e, contro tutto un vecchio mondo di concezioni e di interessi artificiosamente resuscitato dalla reazione, di sinistra e di destra, provvisoriamente vittoriosa» <744. Nel clima di generale entusiasmo, Mieville veniva confermato come segretario generale del Raggruppamento. L’attivismo dei giovani poteva risultare utile ed essere utilizzato strumentalmente nelle cause “nazionali” che stavano a cuore al Movimento, come la scarcerazione di Borghese e Graziani, le manifestazioni per l’italianità di Trieste o contro il Diktat delle potenze vincitrici della Seconda Guerra Mondiale. Le intemperanze di cui furono protagonisti gli appartenenti al Raggruppamento (scontri all’università con i gruppi di sinistra, piccoli attentati contro le sedi dei giornali socialcoumunisti, saluti romani e canti fascisti alle adunate), potevano però risultare un’arma a doppio taglio e compromettere l’atteggiamento noncurante, se non benevolo, nei confronti del Movimento Sociale tenuto fino a quel momento da Ministero dell’Interno e forze di polizia. Fu proprio ciò che successe tra il mese di aprile e maggio del 1949, a causa di alcuni eventi contingenti. Il primo episodio fu il funerale di Achille Billi, militante romano della gioventù missina e degli Arditi d’Italia. Le circostanze della sua morte non furono mai chiarite del tutto: i missini sostennero che fosse stato un omicidio politico sulla scorta di quelli compiuti dalla Volante Rossa. Il Questore Polito, invece, archiviò l’indagine sostenendo che il giovane missino si fosse suicidato «con l’intenzione di passare per martire della sua parte politica» <745. Alla cerimonia funebre si radunarono, secondo il resoconto di Polito, circa 5000 militanti missini. Essa pertanto si trasformò in una dimostrazione di forza del mondo neofascista romano <746. L’immagine del feretro circondato da una selva di braccia tese nel saluto romano, diventò “immagine della settimana” del numero del 9 maggio dell’edizione internazionale della rivista statunitense «Life», creando un certo imbarazzo negli ambienti governativi italiani. Il Ministro dell’Interno Mario Scelba mise pertanto sotto pressione la Questura romana, invitandola a dare conto in merito all’atteggiamento tenuto dalla polizia in quel frangente e, in generale, agli sforzi compiuti nell’opera di controllo e repressione dell’attività neofascista. Polito replicava a tono, sottolineando come il suo Ufficio, e in particolare la sua persona, avessero, fin da subito, «messo il dito sulla piaga, senza pietismo, né debolezze, avvertendo il pericolo contingente della nuova formazione politica, sfociata nella costituzione del M.S.I che andava raccogliendo nelle sue file tutte le scorie e i detriti del fascismo della repubblica di Salò, il peggiore» <747. Il Questore inoltre rimarcò che, come nel caso dei funerali di Billi, le forze di polizia da lui guidate avessero stroncato fermamente qualsiasi manifestazione neofascista, «ciò anche quando le manifestazioni stesse, contrapponendosi alle trasmodanze dell’estrema sinistra e ammantandosi di adeguati slogans e motivi nazionalistici, potevano essere guardate con una certa simpatia da quanti, stanchi di una vita tormentata dalle agitazioni cotidiane e dagli eccessi dei socialcomunisti, ad altro non aspirano se non alla calma, alla serenità, al lavoro per la ricostruzione del Paese» <748. A supporto di quanto dichiarato, Polito citava, nella nota, un rapporto inoltrato al Ministero il 28 gennaio 1948, dove venivano tracciate in modo chiaro le dinamiche presenti all’interno del mondo neofascista nel dopoguerra e il percorso che aveva portato alla formazione del Movimento Sociale Italiano. Smentendo quanto da lui stesso esposto in una relazione citata in precedenza, ovvero che non vi fosse la certezza assoluta sul carattere neofascista del Movimento, anche se ciò era probabile vista la presenza di Ezio Maria Gray come “grande vecchio”, il Questore sottolineava come il suo ufficio avesse ripetutamente allertato il Ministero sulla pericolosità del MSI. In particolare, egli evidenziava la singolarità della situazione della Capitale, rifugio di ex gerarchi e collaborazionisti e, pertanto, terreno fertile per poter essere la sede e centro di irradiazione di un movimento politico neofascista e della stampa ad esso legata <749. Per ovviare a tale situazione, che presentava «concreti pericoli per l’ordine pubblico», Polito aveva proposto di esaminare la posizione di tutti gli ex gerarchi e collaborazionisti residenti a Roma, «ai fini di un provvedimento di rimpatrio o comunque di allontanamento» <750. Il suo parere era rimasto però senza riscontro. Oltre a questa relazione Polito aveva allegato tutti gli interventi della Questura nel corso del 1948 contro le manifestazioni neofasciste (piccoli attentati, apologia del fascismo, esposizioni di gagliardetti, canti fascisti e saluti romani durante raduni e convegni) ed un elenco di tutti coloro i quali avevano ricoperto cariche durante il regime e che risiedevano a Roma.
Questa relazione segna il cambio di atteggiamento da parte della Democrazia Cristiana nei confronti del Movimento Sociale Italiano e che si concretizzerà nell’offensiva portata avanti contro il partito della Fiamma, in particolare da Mario Scelba. Erano proprio le posizioni radicali e identitarie dei giovani missini a preoccupare maggiormente e a temere che il disegno di recuperare gli ex fascisti nello Stato democratico potesse fallire. Lo stesso De Gasperi intervenne in prima persona più volte, nel corso del 1949, rivolgendosi ai giovani missini e condannandone l’estremismo «in un quadro di sottrazione di energie allo sviluppo del sistema democratico che accomuna sinistre e destra in una sorta di moti centrifughi paralleli» <751. Una delle conseguenze concrete fu la maggiore attenzione da parte delle forze di polizia, indirizzate dal Ministro, per il controllo e la repressione delle attività neofasciste, come anche è evidenziato dall’incremento di relazioni sulle attività del MSI. Contemporanea è infatti un’altra relazione che, anche in questo caso, parte da un episodio avvenuto all’interno del mondo neofascista giovanile romano per analizzare a fondo le tendenze presenti all’interno del Raggruppamento Giovanile missino. Si trattava della sostituzione, decisa dalla Giunta Nazionale, di Alberto Ribacchi, Segretario della Giunta provinciale romana, con Marcello Perina nella carica di commissario straordinario. «I motivi determinanti l’improvviso movimento dittatoriale nella carica», venivano dalla Questura «individuati come un tentativo degli organi dirigenti del Movimento di soffocare un vivo fermento che, contrariamente alle apparenze, si agitava in un vasto settore dell’elemento giovanile, il quale faceva debito ai dirigenti della Giunta Nazionale […] di rivendicare apertamente le tradizioni […] dell’antico fascismo, quello di prima della guerra che, a dire dei giovani, era nocivo e sviava al pubblico le vere finalità del MSI, il quale, invece, senza reticenze, doveva proclamarsi erede e continuatore della politica del partito fascista repubblicano» <752. La vicenda, in realtà, rappresentava la conseguenza dello scontro tra le due fazioni presenti all’interno del RGSL, ovvero il gruppo legato a Romualdi (comprendente i già citati Tedeschi, De Boccard e Finaldi) e quello guidato da Enzo Erra e Clemente Graziani, futuro leader di Ordine Nuovo <753. I giovani guidati da Erra, riuniti in un “comitato segreto di agitazione”, avevano deciso di occupare pacificamente la sezione centrale del MSI e quelle periferiche con lo scopo di delegittimare la direzione giovanile in carica, provocarne la rimozione e, nel contempo, chiedere al partito di assumere una posizione nettamente antisistema <754. L’azione del gruppo romano, oltre a provocare più di qualche imbarazzo all’interno del Movimento, non ebbe, tuttavia, altre conseguenze se non quella dell’esonero di Erra dalla direzione giovanile e della momentanea sospensione dal partito del gruppo spiritualista <755. Fu invece sicuramente utile per le forze di polizia per gettare uno sguardo più attento sul mondo giovanile missino. La relazione infatti sottolineava come si fosse riuscito con così grande facilità ad occupare le sedi, grazie «all’efficienza dell’apparato organizzativo giovanile, comunemente detto di “O.P.” (Organizzazione e Propaganda)» costituito da «“attivisti” pronti in qualsiasi momento ed in ogni occasione a prestare le loro opere» e in particolare «quelle dette di “pestaggio” come ad esempio: presidio di sedi, informazioni varie, propaganda» <756. Assieme a questi gruppi ufficiali, la Questura segnalava la presenza di «un servizio a parte […] devoluto ad alcuni elementi indicati come “fuori quadro”, perché infiltrati a fini informativi nelle organizzazioni di altri partiti politici e, particolarmente, nel Partito Comunista e nella Democrazia Cristiana» <757. Altrettanto clandestini erano gruppi giovanili come i Dubat, il cui capo a Roma veniva indicato in Graziani, per lo più iscritti all’Associazione Nazionale Arditi d’Italia, e con il compito di «agire in caso di eccezionale necessità e soltanto là dove debbono essere spiegate azioni di forza». I F.A.G.I.F. o Guardia Legionaria, invece, assolvevano compiti di natura politica e propagandistica occupandosi della diffusione di manifesti e volantini abusivi. Tra gli appartenenti avrebbero figurato anche lo stesso Erra, Ribacchi, Sergio Baldassini, Giorgio Ameri <758.
L’attivismo dei giovani si inseriva in un momento particolarmente difficile della breve vita del Movimento. Gli strascichi della mancata affermazione nelle elezioni politiche avevano lasciato malumori e contrasti non del tutto sopiti nel corso del congresso, dove si era provato a conciliare le anime più “a sinistra” e quelle più conservatrici. Un tentativo di intermediazione che dovette essere portato avanti anche nel corso dei dibattiti parlamentari per l’ingresso dell’Italia nel Patto Atlantico. De Gasperi aveva infatti formalizzato, nel gennaio del 1949, la richiesta di adesione italiana e, contemporaneamente, aveva ottenuto il via libera per l’ingresso italiano nel Consiglio d’Europa, primo organismo di cooperazione tra le potenze del continente all’indomani della Seconda Guerra Mondiale <759. Il Movimento si caratterizzò per la sua posizione ambigua, definendosi inizialmente contrario all’adesione all’Alleanza Atlantica poiché «non possiamo essere alleati e vinti allo stesso tempo» <760. La formulazione della posizione missina tuttavia lasciava intravedere un atteggiamento benevolo di gran parte del partito nei confronti del Patto, in funzione anticomunista, purché venissero modificate alcune delle condizioni del Trattato di Pace, ritenute umilianti, come ad esempio le clausole sugli armamenti, la sorte della Venezia Giulia e delle Colonie <761. Anche in questo caso, la linea tenuta dal partito fu frutto della mediazione tra le diverse correnti, sfociata nell’astensione del MSI nel corso del dibattito parlamentare sull’adesione al Patto Atlantico dell’11-19 marzo 1949. La sinistra (Massi, Pettinato, Pini), sostenuta dalla federazione romana e dai giovani, era infatti nettamente contraria, preoccupata in particolare, oltre che per ragioni storico-culturali, anche per questioni di carattere interno: un’adesione al Patto da parte del MSI, avrebbe segnato inevitabilmente la vittoria della linea conservatrice ed un possibile punto di partenza per una politica di avvicinamento ai monarchici. Per Michelini e De Marsanich, era invece necessario prendere atto della situazione geopolitica che si era creata e pertanto il Patto veniva considerato come garanzia per la difesa della civiltà occidentale <762. Risultava chiaro pertanto, come Almirante, trovandosi tra due fuochi, avesse provato ad accontentare entrambe le fazioni, permettendo all’ex qualunquista Russo-Perez di presentare l’ordine del giorno del partito, annunciando l’astensione al voto, ma allo stesso tempo ribadendo che «questa nostra astensione non significa assolutamente che noi vogliamo […] sfuggire alle nostre responsabilità in un’ora così grave per il Paese. Quando la pace interna del Paese fosse minacciata, quando la pace sui nostri confini fosse minacciata, i primi a compiere il nostro dovere saremo sempre noi, i primi a compiere il loro dovere saranno sempre coloro che abbiamo l’onore di rappresentare» <763. La posizione assunta dal Segretario era tuttavia in netto contrasto con le direttive emanate da lui stesso ai segretari provinciali, in occasione del primo Congresso Nazionale tenutosi pochi giorni prima (5-7 marzo), ovvero quelle di «attuare nel campo interno la più assoluta intransigenza ed ostilità verso il Governo […] e nel campo internazionale, di attaccare il Ministro degli Esteri, sia per quanto riguarda il Patto Atlantico, sia per quanto si attiene all’Unione Europea» <764. Consapevole delle polemiche interne che la posizione assunta dal Movimento avrebbe potuto alimentare, Almirante si premurò prontamente di inviare alle segreterie provinciali una circolare affinché venissero indette le riunioni degli iscritti, con lo scopo di illustrare tale posizione: «esse debbono servire a fornire agli iscritti la necessaria documentazione in proposito, non ad aprire oziose polemiche».
[NOTE]
728 Il partito ottenne il 3,5% dei consensi, pari a circa 11 mila voti e l’elezione a consigliere del segretario provinciale di Bolzano Andrea Mitolo. AUSSME, SIM, b. 305, f. 2-18-3 Situazione Alto Adige vol. III, Situazione in Alto Adige ed elezioni regionali, 30 novembre 1948, p. 2.
729 ACS, DGPS, DAGR, b. 74, f. Movimento Sociale Italiano 1948, Movimento Sociale Italiano – Mozione degli On. Li Boldrini – Audisio ed altri, 30 novembre 1948, p. 9.
730 Per quanto riguarda gli Stati Uniti vedi ad esempio NARA, rg. 84, e. 2780, b. 30, f. 800-Italy, Memorandum upon Post-Election American-Italian Relations, 12 aprile 1948, p. 5; f. 800-Italy-Neo Fascists, Neo-Fascist Activity in Italy, 1 marzo 1948. Si dimostravano invece molto più interessati ai diversi gruppi anticomunisti extraparlamentari presenti nel nostro Paese, come ad esempio i Comitati Civici di Luigi Gedda o l’Esercito Nazionale Anticomunista. Giudizi britannici sul MSI si possono ricavare in TNA KV 3/266 Fascist and exrtreme right wing activities in Italy, Italy. Quarterly report april-june 1948, 22 luglio 1948; FO 482/2 Confidential print Italy 1948, Elections for the first regional council of the Trentino Alto Adige and provincial councils of Trento and Bolzano, 11 dicembre 1948.
731 AFUS, Fondo Mario Cassiano, Attività nel Movimento Sociale Italiano, Attività del partito, b. 6, f. Bollettini 1948, Settimanale n. 2 – I controtemi della settimana. A destra?, 25 agosto-1 settembre 1948.
Consultabile al link: http://www.archivionline.senato.it/scripts/GeaCGI.exe?REQSRV=REQSEQUENCE&ID=176454.
733 Roatta al contrario di Borghese e Graziani, oltre a non ottenere il favore dei neofascisti in quanto aderente governo Badoglio, era processato in contumacia in quanto già nel 1945 era riuscito a fuggire in Spagna evadendo dall’ospedale militare dove era detenuto in attesa della condanna nel processo per crimini di guerra. Vedi D. Conti, Gli uomini di Mussolini, pp. 212-227.
734 NARA, Rg. 84, e. 2780, b. 44, f. 321.6 Italy-war criminals, Italian trials of ex-Fascists, 5 maggio 1949, p. 5.
735 TNA, FO 482/3 Confidential print Italy 1949, Italy: trial of Prince Valerio Borghese, 11 aprile 1949, p. 53.
736 Anche in questo caso, nella sentenza emanata l’anno successivo, Graziani venne condannato ma riuscì ad usufruire dei benefici garantiti dall’amnistia.
737 ACS, DGPS, DAGR, 1949, b. 23, f. Movimento Sociale Italiano I fascicolo, Movimento Sociale Italiano – Convegno Giovanile, 23 aprile 1949, p. 1.
738 Sul Mouvement Socialiste d’Unité Française e Binet vedi A. Mammone, Transnational Neofascism in France and Italy, pp. 46-47.
739 Su Evola e il gruppo di Erra vedi ivi, pp. 66-69 e A. Carioti, Gli orfani di Salò, pp. 87-90. Sull’influenza del pensiero di Evola vedi F. Germinario, Tradizione Mito Storia, pp. 55-100.
740 ACS, DGPS, DAGR, 1949, b. 23, f. Movimento Sociale Italiano I fascicolo, Movimento Sociale Italiano – Convegno Giovanile, 23 aprile 1949, p. 1.
741 Ibidem.
742 Ivi, p. 3.
743 Ibidem.
744 Ivi, p. 4.
745 Cit. in A. Carioti, Gli orfani di Salò, p. 126.
746 ACS, DGPS, DAGR, 1949, b. 22, f. Neofascismo Roma I fascicolo, s.o., 29 maggio 1949.
747 Ivi, p. 1.
748 Ivi, p. 2.
749 Ivi, pp. 7-9.
750 Ivi, p. 10.
751 G. Tassani, Le destre e il fascismo risorgente: i tempi della legge Scelba (1947-1952), in P. L. Ballini (a cura di), Mario Scelba. Contributi per una biografia, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2006, p. 213.
752 ACS, DGPS, DAGR, 1949, b. 23, f. Movimento Sociale Italiano I fascicolo, Movimento Sociale Italiano – attività -, 25 maggio 1949, p. 2.
753 A. Carioti, Gli orfani di Salò, pp. 130-131. Lo stesso Graziani era stato tra i protagonisti assieme ad alcuni ex marò della Decima Mas del tentato affondamento nel gennaio 1949 della nave scuola Cristoforo Colombo per impedire che venisse ceduta all’Unione Sovietica in ottemperanza agli accordi del Trattato di Pace.
754 Ivi, p. 131.
755 Ivi, p. 135.
756 ACS, DGPS, DAGR, 1949, b. 23, f. Movimento Sociale Italiano I fascicolo, Movimento Sociale Italiano – attività -, 25 maggio 1949, p. 6.
757 Ivi, p. 7.
758 Ibidem.
759 G. Formigoni, Storia d’Italia nella guerra fredda, p. 147.
760 Cit. in P. Ignazi, Il polo escluso, p. 55.
761 Vedi testo o.d.g. presentato alla Camera dei Deputati il 14 marzo 1949, in AFUS, Fondo Mario Cassiano, Attività nel Movimento Sociale Italiano, Propaganda e documentazione, b. 14, f. Per una storia del MSI, Supplemento al n. 13 di Lotta Politica “Il Movimento Sociale Italiano e il Patto Atlantico”, p. 1. Consultabile al link: http://www.archivionline.senato.it/scripts/GeaCGI.exe?REQSRV=REQPROFILE&REQCARDTYPE=28&ID=628324.
762 Sulle posizioni missine in merito al Patto Atlantico vedi G. Almirante, F. Palamenghi Crispi, Il Movimento Sociale Italiano, Milano, Nuova Accademia, 1958, pp. 106ss; R. Chiarini, «Sacro egoismo» e «missione civilizzatrice». La politica estera del MSI dalla fondazione alla metà degli anni Cinquanta, in «Storia contemporanea», a. XXI (1990), n. 3, pp. 541-560; P. Neglie, Il Movimento Sociale Italiano fra terzaforzismo e atlantismo, in «Storia contemporanea», a. XXV (1994), n. 6, pp. 1167-1195; G. Parlato, La cultura internazionale della destra tra isolamento e atlantismo, in G. Petracchi (a cura di), Uomini e nazioni. Cultura e politica estera nell’Italia del Novecento, Udine, Gaspari, 2005, p. 141.
763 Atti Parlamentari, Camera dei Deputati, Discussioni, Seduta pomeridiana del 16 marzo 1949, p. 7036. Consultabile al link: http://www.camera.it/_dati/leg01/lavori/stenografici/sed0197/sed0197.pdf.
764 ACS, DGPS, DAGR, 1949, b. 23, f. Movimento Sociale Italiano I fascicolo, Movimento Sociale Italiano – attività -, 11 marzo 1949.
Nicola Tonietto, La genesi del neofascismo in Italia. Dal periodo clandestino alle manifestazioni per Trieste italiana. 1943-1953, Tesi di laurea, Università degli Studi di Trieste, anno accademico 2016-2017

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