Il 1956 segnò un anno di svolta per gli equilibri della guerra fredda e l’inizio di una fase di crisi profonda per il movimento comunista internazionale. Dal 14 al 25 febbraio si tenne a Mosca il XX Congresso del Pcus, durante il quale il Segretario generale del partito comunista sovietico, Nikita Chruščëv, in un rapporto segreto denunciò le degenerazioni del sistema sovietico, contestando in particolare il “culto della personalità” e i crimini commessi da Stalin <544. Anche in politica estera, il XX Congresso del Pcus introdusse concetti nuovi e rivoluzionari: dalla “coesistenza pacifica” tra comunismo e capitalismo, all’importanza di evitare la guerra, dalla possibilità per le forze del socialismo di affermarsi per via parlamentare a quella per i vari paesi di trovare la propria via al socialismo <545. Fu tuttavia il discorso segreto di Chruščëv a produrre l’eco maggiore, a tal punto da generare ripercussioni in tutti i paesi a guida comunista. Da una parte, infatti, si ebbe lo scioglimento del Cominform, un segnale evidente della risolutezza della nuova dirigenza sovietica nel riconoscere la legittimità delle diverse vie al socialismo <546. In secondo luogo, fu dato impulso a quel processo di graduale destalinizzazione dell’Urss e dei paesi sovietici, avviato alla morte di Stalin e caratterizzato dalla distruzione delle eredità più opprimenti del vecchio regime totalitario <547. Parte di questo processo furono lo smantellamento dell’apparato repressivo staliniano, la destituzione dei funzionari più compromessi, la liberazione di molti prigionieri politici, la parziale liberalizzazione politica e culturale dei paesi satelliti. Tutti i limiti della destalinizzazione vennero drammaticamente alla luce durante la rivolta ungherese dell’ottobre 1956. La rivoluzione aveva avuto inizio come dimostrazione pacifica per la liberazione dalla dittatura di Rakosi in favore del leader liberale ImreNagy, ma fu soffocata nel sangue dall’intervento della polizia segreta e delle truppe sovietiche. Gli Stati Uniti, che a loro volta avevano abbandonato ogni velleità di affrancare i paesi satelliti dal giogo sovietico in nome del più importante processo di distensione internazionale, non fecero nulla per impedire la repressione sovietica, perdendo la possibilità di dimostrare la concretezza del roll back e dimostrando ancora una volta l’impraticabilità e l’inconsistenza della dottrina anticomunista <548. Negli anni successivi alla rivoluzione, i sovietici giustiziarono Imre Nagy e riacquistarono il controllo del paese. Le vicende ungheresi dimostrarono quanto, a dispetto delle trasformazioni strutturali adottate dalla nuova dirigenza, fosse difficile sradicare il sentimento nazionale e le tradizioni politiche ed economiche, cui anzi il processo di destalinizzazione aveva dato nuova vitalità.
In Italia, gli effetti prodotti dal XX Congresso del Pcus vennero avvertiti in maniera drammatica. Il partito comunista italiano subì oltre 200.000 defezioni di iscritti, tra cui anche intellettuali ed esponenti di spicco della cultura italiana come Italo Calvino o Vezio Crisafulli, delusi dalla degenerazione della classe dirigente sovietica e dalla crisi del sistema politico di riferimento <549. Le rivelazioni di Chruščëv mettevano infatti in discussione l’ideologia e i miti attorno cui i comunisti avevano costruito la loro identità <550. Togliatti fu inoltre accusato di aver reagito agli errori di Stalin con eccessiva prudenza e cautela, e di non aver preso le dovute distanze dal dittatore sovietico dando scarso rilievo alle questioni sollevate dal Congresso. Un’altra critica rivolta al Segretario del Pci era quella di aver appoggiato la repressione sovietica in Ungheria, parlando della rivoluzione ungherese come un tentativo controrivoluzionario predisposto dai reazionari <551. La linea della Direzione comunista nei confronti della crisi ungherese fu duramente criticata anche nell’ambito del “Manifesto dei 101”, firmato da ex esponenti del Pci che negavano l’aspetto controrivoluzionario del movimento ungherese e si schieravano apertamente contro l’intervento militare sovietico <552. Infine, il 1956 significò per il Pci uno dei momenti di massimo isolamento politico: la crisi dello stalinismo diede stimolo a Nenni per denunciare il Patto d’unità d’azione con il Pci e per sancire la rottura definitiva con Togliatti. Per il Pci tramontò la possibilità di inserirsi nel processo di apertura a sinistra della maggioranza di governo <553.
Altri due eventi contribuirono a modificare gli equilibri internazionali nel 1956. Da un lato, la nascita del movimento dei “Paesi non allineati”, promosso da Nasser, Tito e Nehru, e costituito perlopiù da paesi di nuova indipendenza. Il movimento incarnava la volontà di costituire un blocco alternativo e neutrale rispetto agli schieramenti della guerra fredda, e di garantire una presenza a livello internazionale anche ai paesi strategicamente ed economicamente più deboli. Dall’altro, la crisi di Suez, che si aprì in seguito alla decisione dell’egiziano Nasser di nazionalizzare la Compagnia del Canale di Suez. La decisione era stata presa per ritorsione contro la scelta americana di ritirare i finanziamenti destinati alla costruzione della diga di Assan, a sua volta motivata dagli stretti legami che Nasser aveva intessuto con l’Urss <554. La nazionalizzazione del Canale colpiva duramente gli interessi degli azionisti e dei governi dei paesi occidentali, in primis di britannici e francesi, i cui rifornimenti di petrolio dipendevano perlopiù dall’utilizzo del Canale. Tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre, la tensione diplomatica nell’area portò ad una crisi militare, con l’attacco armato di Inghilterra, Francia e Israele nei confronti dell’Egitto (Operazione Musketeer). L’attacco si rivelò un completo fallimento, in quanto la Francia e l’Inghilterra restarono isolate dal punto di vista internazionale, ostacolate non solo dai paesi di recente indipendenza, ma anche dagli stessi Stati Uniti <555. Questi ultimi, in particolare, temevano che l’azione anglo-francese potesse compromettere la stabilità della sfera occidentale. Essi inoltre ritenevano di dover assumere una posizione di benevola protezione nei confronti nei paesi di recente indipendenza, in vista della loro integrazione nel blocco occidentale <556. La situazione fu normalizzata in pochi giorni grazie all’intervento delle Nazioni Unite, che impartirono il cessate il fuoco e ordinarono il ritiro di Londra e Parigi dai territori occupati <557. Se Nasser riuscì ad imporsi come la figura di riferimento del nazionalismo arabo, il prestigio internazionale di Inghilterra e Francia, e il loro status di potenze coloniali, ne uscirono drasticamente ridimensionati. Nel contempo, la crisi di Suez consentì all’Urss di recuperare sul terreno della lotta al colonialismo quanto aveva perso in termini di prestigio a causa della crisi ungherese <558. Anche per l’Italia la crisi di Suez ebbe dei riscontri positivi. Il fatto d’aver appoggiato e sostenuto la linea americana rinsaldò le relazioni con gli Stati Uniti <559. Il vuoto di potere creatosi con la sconfitta anglo-francese forniva inoltre all’Italia la possibilità di estendere la propria influenza sul Mediterraneo, e di attuare una politica estera più dinamica <560.
A partire dal XX Congresso del Pcus, gli Stati Uniti iniziarono a seguire con grande attenzione la crisi internazionale delle sinistre, maturando la convinzione che fosse opportuno sfruttare le debolezze e le tensioni interne ai partiti comunisti dei singoli paesi per contribuire alla loro disorganizzazione <561. In Italia, in particolare, molti fattori rendevano evidente l’approssimarsi di un’apertura a sinistra del governo. La visione aperturista di Gronchi continuava a destare grandi preoccupazioni a Washington. A Gronchi si rimproverava di aver effettuato una “un’apertura a sinistra di fatto” in cui le sinistre avevano uno spazio sempre maggiore e la destra veniva relegata all’opposizione. Del Presidente della Repubblica venivano inoltre criticate le posizioni in politica estera: l’appoggio all’ingresso della Cina comunista nelle Nazioni Unite, il consenso alla tesi sovietica sulla neutralizzazione della Germania, la tendenza al neutralismo e l’insofferenza per le limitazioni imposte dagli Stati Uniti al commercio con i paesi sovietici <562. Per discutere dei problemi relativi all’instabilità del governo italiano e dei rapporti che legavano Dc e Psi, Gronchi fu invitato a Washington nel mese di febbraio. Nonostante le ripetute rassicurazioni sulla fedeltà atlantica, e nonostante le promesse americane sul finanziamento dello sviluppo del meridione, la visita non contribuì a ristabilire un clima di tranquillità tra i due paesi <563. Non convincevano infatti le teorie del Presidente rispetto all’apertura a sinistra della maggioranza, che secondo Gronchi doveva effettuarsi in modo minimale: ossia i partiti centristi e la Dc avrebbero dovuto sviluppare un programma riformatore in grado di attrarre i voti del Psi <564.
Un altro indice della prossima apertura a sinistra furono i risultati delle elezioni amministrative del 27 maggio, che chiarirono inequivocabilmente il posizionamento dell’elettorato italiano che, pur distaccandosi dal Pci, non rinunciava alle rivendicazioni di carattere economico e sociale fatte proprie della sinistra <565. Inoltre, nell’estate 1956 iniziò a concretizzarsi la scissione del Patto d’unità tra Pci e Psi, e l’avvicinamento di Nenni al Psdi di Saragat <566. A Washington si temeva tuttavia che il progetto autonomistico di Nenni fosse un “cavallo di Troia” del fronte popolare, voluto da Mosca e finalizzato a facilitare l’accesso al governo del Pci <567. Si temeva anche che i membri fuoriusciti dal Pci dopo il XX Congresso confluissero proprio nel Psi, modificando la natura del partito in senso sovversivo e rivoluzionario.
[NOTE]
544 P. Ingrao, Il XX Congresso del PCUS e l’VIII Congresso del PCI, in R Spriano et. al., Problemi di storia del Partito Comunista Italiano, Roma, Editori Riuniti, 1973, pp. 131-168.
545 È un’apertura verso la “via italiana al socialismo” di Togliatti, caratterizzata dall’esigenza di autonomia nelle scelte e dal rifiuto del concetto di partito guida. G. Gozzini, R. Martinelli, Storia del Partito comunista. Dall’attentato a Togliatti all’VIII Congresso, vol. VII, Torino, Einaudi, 1998, pp. 505 e ss.
546 E. Di Nolfo, Storia delle relazioni internazionali, cit. pp. 850 e ss.
547 E. Di Nolfo, Lessico di politica internazionale contemporanea, Roma-Bari, Laterza, 2012.
548 M. Margiocco, Stati Uniti e Pci, cit. p. 68. Per la politica statunitense nei confronti dei paesi sovietici si vedano: National Security Council, NSC 174, United States Policy Toward The Soviet Satellites In Eastern Europe, Washington, 11 dicembre, 1953 disponibile al link: https://digitalarchive.wilsoncenter.org/document/112620.pdf?v=966c61b5933a14faaea4321b9ed03d9c; Nsc, Nsc-5608, US Policy toward the Soviet Satellites in Eastern Europe, Washington, 3 luglio, 1956, disponibile al link: https://digitalarchive.wilsoncenter.org/document/114689.pdf?v=3a512e95f4e727e714213ee287fe8313; C. Bekes, Cold War, Détente and the 1956 Revolution, Working Paper, 2002, International Center for Advanced Studies, New York University, disponibile al link: http://coldwar.hu/publications/detente.pdf.
549 F. Malgeri, La stagione del centrismo. Politica e società nell’Italia del secondo dopoguerra (1945-1960), Soveria Mannelli, Rubbettino, 2002, p. 237.
550 P. Spriano, Le passioni di un decennio (1946-1956), Milano, Garzanti, 1986, pp. 196 e ss.
551 P. Ingrao, Il XX Congresso del PCUS e l’VIII Congresso del PCI, in R Spriano et. al., Problemi di storia del Partito Comunista Italiano, cit. p. 154; A.Höbel, Il Pci e il 1956. Scritti e documenti dal XX Congresso del Pcus ai fatti d’Ungheria, La città del sole, 2006.
552 A. Fejérdy (a cura di), La rivoluzione ungherese del 1956 e l’Italia, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2017.
553 J. Haslam, I dilemmi della destalinizzazione: Togliatti, il XX Congresso del PCUS e le sue conseguenze (1956), in R. Gualtieri, C. Spagnolo, E. Taviani (a cura di), Togliatti nel suo tempo, Annali della Fondazione Istituto Gramsci, XV, Roma, Carocci Editore, 2007, pp. 215-38.
554 G. Mammarella, Storia degli Stati Uniti dal 1945 a oggi, Roma-Bari, Laterza, 2013, p. 108.
555 G. Formigoni, La politica internazionale nel Novecento, Bologna, Il Mulino, 2007, p. 219.
556 Frus, 1955-1957, vol. XIX, NSC 5602/1, Basic National Security Policy, Washington, 15 marzo, 1956, p. 242, disponibile al link: https://history.state.gov/historicaldocuments/Frus1955-57v19/pg_242; J. L. Gaddis, Strategies of Containment, cit. pp. 178-179.
557 G. Mammarella, Storia degli Stati Uniti dal 1945 a oggi, cit. p. 111.
558 E. Di Nolfo, Storia delle relazioni internazionali, cit. p. 899.
559 P. Pastorelli, Italy in the Double Crisis of 1956, in L. Nuti (a cura di), International Crisis and Diplomatic Sources, Roma, Istituto Poligrafico dello Stato, 1998, parte II, pp. 193-199.
560 L. Nuti, Gli Stati Uniti e l’apertura a sinistra, cit. p. 99.
561 Frus, 1955-1957, Vol. XIX, NSC 5602/1, Basic National Security Policy, cit. pp. 242 e ss.
562 Frus, 1955–1957, vol. XXVII, NIE 24–56, The Political Outlook in Italy, Washington, 7 febbraio, 1956, disponibile al link: https://history.state.gov/historicaldocuments/Frus1955-57v27/d97.
563 Frus, 1955-57, vol. XXVII, Memorandum of Conversation Between the President and the Secretary of State, White House, Washington, 27 febbraio, 1956, pp. 336-339, disponibile al link: https://history.state.gov/historicaldocuments/Frus1955-57v27/pg_336.
564 Frus, 1955-1957, vol. XXVII, Memorandum From the Director of the Office of Western European Affairs (Jones) to the Assistant Secretary of State European Affairs (Merchant), Washingtn, 17 gennaio, 1956, pp. 324-327, disponibile al link: https://history.state.gov/historicaldocuments/Frus1955-57v27/pg_324; Frus, 1955-1957, vol. XXVII, Memorandum of a Conversation, White House, Washington, 1 marzo, 1956, pp. 343-348, disponibile al link: https://history.state.gov/historicaldocuments/Frus1955-57v27/pg_343.
565 Le elezioni decretarono la vittoria schiacciante dalla Dc e del Psi. Allo stesso tempo, il Pci perse un totale di 298.948 voti, a causa degli eventi provenienti dal blocco orientale. Elezioni amministrative del 27 maggio, in «Aggiornamenti sociali», n.7, luglio 1956.
566 Nel mese di agosto Nenni e Saragat si erano incontrati a Pralognan per discutere i dettagli della riunificazione dei due partiti. Nenni si offriva di riconoscere le ragioni ideologiche dietro la scissione del 1947 e di essere disposto a formare maggioranze di governo senza il Pci. Saragat, da parte sua, accettava di rinunciare ad ogni forma di discriminazione dei comunisti sul luogo di lavoro, e una forma di neutralità limitatamente al campo occidentale. Il 4 ottobre il Patto di Unità tra Psi e Pci venne derubricato a Patto di Consultazione. A. Giannuli, Il Noto Servizio, Giulio Andreotti e il caso Moro. La clamorosa scoperta di un servizio segreto che riscrive la recente storia dell’Italia, Milano, Tropea, 2011, p. 82; L. Nuti, Gli Stati Uniti e l’apertura a sinistra, cit., pp. 81-86.
567 L. Nuti, Commitment to NATO and Domestic Politics: The Italian Case and Some Comparative Remarks, in “Contemporary European History”, 7, 3 (1998): pp. 361-377, p. 365.
Letizia Marini, Resistenza antisovietica e guerra al comunismo in Italia. Il ruolo degli Stati Uniti. 1949-1974, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Macerata, 2020
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