Con ogni probabilità Mario Greco raggiunge Eugenio Fassino in montagna a inizio 1944. In particolare, nella notte del 23 gennaio, i giovani della leva ‘25 di Buttigliera (residenti e sfollati), ingrossano le file dei partigiani agli ordini di Fassino. <47 Secondo i documenti ufficiali del Ministero dell’assistenza post-bellica invece, Mario Greco si è arruolato fra i partigiani il 10 febbraio. Indipendentemente dalla data effettiva di adesione alla Resistenza, abbiamo la certezza che Greco partecipa, in maniera più o meno diretta, al movimento. Purtroppo all’interno della divisione De Vitis vige il divieto assoluto per i partigiani di scrivere e tenere un proprio diario, cosa che non facilita la ricostruzione della quotidianità dei combattenti. Grazie però ad alcune testimonianze e alle poche lettere giunte sino a noi, siamo in grado di ricostruire alcuni eventi importanti della militanza di Mario Greco fra le file dei partigiani. Non sappiamo ad esempio come vive i giorni del grande rastrellamento di maggio, ma abbiamo una conferma indiretta della sua presenza e della sua permanenza in vita da una lettera inviate alla madre di Greco da Rina Giacobina, insegnante in quel periodo all’Indiritto. “Il suo carattere così sincero attirava la simpatia di tutti; nessuno diceva male di lui, nemmeno schivava la sua compagnia e vi dico sinceramente, signora, che in quel periodo che io ero lassù (fino al 10 maggio 1944) avevo notato che tutti gli volevano bene”. <48
Fino all’inizio di maggio l’esperienza di Mario Greco appare analoga a quella della maggior parte dei partigiani valligiani, poi qualcosa cambia. Rifugiatosi con altri compagni a Buttigliera Alta, presso amici e familiari per sfuggire ai rastrellamenti dei nazifascisti, egli si trova di fronte ad un bivio. I tedeschi infatti, seguono, le tracce sue e dei suoi compagni (oppure sono aiutati da una delazione, ma è impossibile saperlo con certezza) e, circondato l’intero paese, minacciano di incendiarlo se i partigiani non si consegnano a loro per poi arruolarsi nell’esercito della Repubblica di Salò. <49
Che i tedeschi mirino a indebolire il partigianato locale costringendo i giovani ad arruolarsi lo racconta anche Zanolli nel suo diario, in particolare nella pagina dedicata al 16 maggio 1944. “Ieri alle ore 16 ho fatto una scappata dal Dottor Giaglione ad Avigliana a farmi consegnare dei permessi bilingue per salvare alcuni giovani. Ai primi di questi metto il nome sul permesso e glielo consegno, ma agli altri dico chiaro “che se non hanno documenti certi non si presentino. Ma quelli che hanno veri permessi del comando tedesco e sicuri é meglio si presentino perché la seduta non vada completamente deserta in modo da attirare rappresaglie sulla popolazione. Alle ore 8 il Tenente Rolf della Todt passa il controllo nel cortile del teatro Alfieri e quelli che sono provvisti di validi documenti vengono messi da una parte e gli altri dall’altra tenuti a bada da due metropolitani”. <50
Nonostante l’odio nutrito verso gli occupanti, le minacce sono pesanti e i tedeschi hanno già dimostrato in passato di esitare a distruggere intere borgate con il napalm. Mario e altri partigiani decidono allora di consegnarsi, per evitare guai peggiori alla popolazione. A questo punto non vi sono documenti ufficiali sulla sorte di Mario Greco e degli altri partigiani di Buttigliera Alta. Dal suo foglio matricolare, conservato presso l’Archivio di stato di Torino, risulta non essere mai stato arruolato <51. Eppure dalle lettere e cartoline che lo stesso scrive ai familiari risulta tutta un’altra storia.
Il 30 maggio egli scrive dal distretto militare: “Cara mamma, ti scrivo dal distretto di Torino. Sono stato assegnato ad Aosta negli Alpini. Sto bene nell’attesa di rivederti presto ti abbraccio e bacio. Tuo aff.mo Mario”. <52
Considerando anche il destino subito da molti altri italiani, Mario e i suoi compagni valligiani sembrano indirizzati all’internamento in Germania piuttosto che l’arruolamento nell’esercito di Salò. Un piano però rovinato dai bombardamenti alleati. Secondo la testimonianza di Silvio Filia, partigiano e amico di Mario Greco, che con lui aveva combattuto tra le fila della banda di Fassino e si era consegnato ai tedeschi, la sera del trasferimento da Aosta verso la Germania, la RAF bombardò diverse città del nord est, così da rendere impraticabile la ferrovia per il Brennero. La ricostruzione di Filia trova conferma da una cartolina di Mario, datata 31 maggio, che riporta come mittente “M. Alpino Greco Mario 4° regg. comp. comando regg. posta da campo 939”. Con certezza, seppur a malincuore, Mario rimane arruolato almeno fino a metà giugno, come dimostra una lettera che riporta come mittente “Greco Mario, Feldpost 86074”.
“Cara mamma, finalmente ci hanno spediti siamo arrivati ieri sera qui ad Alessandria ci hanno vestiti tutto di nuovo. So che sei andata a trovare nonno spero che tu l’abbia trovato bene, e nell’insieme tu non abbia trovato tanto duro il viaggio fammi sapere le notizie del nonno più preso che puoi. Fa il favore di avvisare papà del mio trasferimento e fagli sapere il mio indirizzo che ancora non ho mai ricevuto da lui. Salutami tutti e dimmi come fa Nini. Saluta tanto Mode Gepan e Cichina. Ti saluto e abbraccio tanto bacioni Mario P.S. ti unisco l’indirizzo Greco Mario Feld Post 8607453”
Ma i partigiani resistono poco tra le file dell’esercito repubblichino. “Scappammo un po’ alla volta, in piccoli gruppi. Io e altri due compagni raggiungemmo la stazione dopo una lunga camminata e prendemmo il treno per Torino Porta Nuova. Qui fummo fermati prima da due tedeschi, ai quali demmo il foglio di viaggio usato da Torino ad Aosta (non conoscendo l’italiano ci lasciarono andare), e in seguito, sul lato di via Sacchi, da una pattuglia di repubblichini. Poteva succedere qualsiasi cosa, ma per fortuna videro le divise e ci hanno lasciato andare. Mario non era con me, lui è scappato in un momento successivo, ma sempre alla stessa maniera”. <54
Da quanto è stato possibile ricostruire, Mario Greco fuggì dall’esercito per tornare in montagna tra la seconda metà di giugno e l’inizio di luglio. Quello che sappiamo per certo è che a settembre Mario Greco è a Giaveno e la conferma sta in una foto.
“[…] Era settembre e siamo andati tutti a Giaveno nello studio di un fotografo. Di armi ne avevamo poche quindi tutti compreso Mario ci siamo fatti la foto nella stessa posa e con la stessa arma che ci passavamo l’un con l’altro”. <55
La storia di Mario Greco rappresenta per certi versi l’eccezione che conferma la regola. Seppur costretto a rispondere alla chiamata di leva della Repubblica di Salò, alla prima occasione utile è scappato, tornando fra le file partigiane, con l’intento di resistere al nazifascismo.
[NOTE]
47 G. Oliva, La Resistenza, cit., p. 105.
48 Lettera ricevuta dalla madre (scritta 1/3/45) e conservata dagli eredi di Mario Greco.
49 Testimonianza di Silvio Filia, raccolta dal sottoscritto.
50 Giuseppe Zanolli, Diario, cit., p. 127.
51 Archivio di stato di Torino, Sala L/M, Armadio 22.
52 Cartolina conservata dagli eredi di Mario Greco, che riporta come mittente: “Greco Mario – Distretto di Torino”.
53 Lettera conservata dagli eredi del 14/6/1944.
54 Testimonianza di Silvio Filia, raccolta dal sottoscritto.
55 Testimonianza di Silvio Filia, raccolta dal sottoscritto.
Francesco Rende, Mario Greco e la Resistenza in val Sangone, Tesi di laurea, Università degli Studi di Torino, Anno accademico 2016-2017
Cenni di Storia della Resistenza nell’Imperiese (I^ Zona Liguria)
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