Circa la dottrina nazista per le operazioni antipartigiane nel Litorale Adriatico

Dall’8 settembre 1943 in poi il «Litorale Adriatico» fu sicuramente in Italia la zona dove i tedeschi trovarono la maggiore resistenza. La dura lotta contro le bande causò molte perdite da ambo le parti e portò a profondi contrasti tra i tre uffici tedeschi che amministravano il territorio. Dopo aver analizzato la struttura amministrativa, la politica del Supremo Commissario Rainer e l’imponente struttura repressiva creata dalle forze di polizia e dalla Wehrmacht è importante ora analizzare quali furono le direttive impartite alle truppe per la lotta contro il movimento partigiano; analizzare la percezione che i comandi tedeschi ebbero del nemico, la scelta delle strategie e degli strumenti per utilizzarono nella lotta, permettono di comprendere meglio la logica interna dei massacri e le motivazioni che portarono a queste azioni <1. Importante è capire in quale ottica si mosse la politica antipartigiana nell’OZAK (Operationszone Adriatisches Kustenland, la zona più orientale d’Italia così ribattezzata dai tedeschi dopo l’8 settembre 1943) soprattutto nei confronti della popolazione civile.
Per capire quale tipo di lotta si intendeva condurre nel territorio si procederà mettendo a confronto i documenti più significativi prodotti dai comandi responsabili della pacificazione del territorio e della lotta contro il movimento partigiano: il «Bandenkampf in der Operationszone Adriatisches Küstenland» (da ora solo Bandenkampf) <2, pubblicato dal Comando delle SS di Trieste che Globocnik nella sua presentazione definì «un breve scritto […] per l’uso pratico, […] di stimolo per tutti coloro che devono confrontarsi spiritualmente o con le armi, con il banditismo» <3; il «Korpsbefehl n. 9» <4, emesso il 24 febbraio 1944 e meglio conosciuto come ordine «Occhio per occhio dente per dente», è sicuramente la fonte più significativa sull’argomento, prodotta dal Comando Kübler. I due documenti anche se diversi nella loro essenza, più elaborato e completo il primo nelle sue osservazioni che non si limitano a caratteri puramente tecnici e strategici ma comprendono analisi socio-politiche della guerriglia, più essenziale il secondo tipico del linguaggio militare, costituiscono due contributi determinanti per la comprensione della controguerriglia applicata nell’OZAK. Emergono esperienze diverse, conoscenze più o meno ricercate ma che confluiscono nel comune tentativo di sconfiggere il movimento di liberazione e di pacificare definitivamente il territorio.
La guerra per bande non è certo una novità, secondo Hanns Bosgard, è parte della guerra stessa; questa lotta però ora ha subito una degenerazione continua dei valori. Il tipo di guerra che secondo l’ufficiale ci si trova a contrastare è una «guerra totale, sfrenata» dove «tutte le norme del diritto bellico e dell’umanità sono da considerarsi sorpassate». La vera causa di questo sviluppo secondo i tedeschi va ricercato nella conduzione della guerra voluta dalle forze alleate; inglesi, americani e sovietici sono i veri sostenitori della «guerra senza limiti» <5. Kübler stesso sosteneva che la lotta alle bande non era altro che «un combattimento in grande stile su ordine delle potenze nemiche», che mirava «all’insurrezione popolare generale» per il giorno dello sbarco alleato. Si legge ancora: “Le bande mirano ad ucciderci con la segreta insidia. In tal modo, e per mezzo del sabotaggio di ogni tipo, esse vogliono recare aiuto ai Sovietici, agli Inglesi e agli Americani nella lotta di annientamento che essi conducono contro il popolo tedesco che lotta duramente per la sua esistenza e contro la nostra patria” <6.
L’impostazione data dalle forze alleate aveva provocato il coinvolgimento della popolazione nel tentativo di colpire l’esercito tedesco e la perdita di valori nello scontro. Nel Bandenkampf si afferma che le forze tedesche per contro, avevano sempre rifiutato tale guerra considerata estranea al loro modo di essere e di combattere. Un’interpretazione che i tedeschi danno alla lotta tra bande facilmente confutabile dalla realtà dei fatti, che in realtà cela il tentativo di scaricare la durezza della reazione sul movimento di liberazione stesso. Il generale Kübler lo chiarisce bene questo concetto nella sua ordinanza: «non siamo stati noi ad inaugurare la guerra per bande». Quale poteva essere la strategia da seguire nell’OZAK viene descritta da Globocnik in questi termini: “Il concetto fondamentale è che la direzione politicamente pericolosa del nemico deve essere annientata nella maniera più brutale con tutti i mezzi e che poi deve essere ritrovata politicamente una soluzione di questo difficile problema per le vaste masse all’interno delle bande” <7. Soluzione militare e soluzione politica sono imprescindibili e indispensabili per ottenere una soluzione permanente del problema della bande. L’azione militare per essere duratura ed efficace deve essere seguita da una altrettanto intensa opera di propaganda politica sul territorio. Considerazioni condivise non soltanto dall’apparato amministrativo rappresentato da Rainer, ma che ritroviamo anche in alcune affermazioni dei vertici della Wehrmacht: si legge infatti nella «Relazione conclusiva sui rastrellamenti nella zona istriana-slovena nel periodo 9.9 – 22.11.43»
del comando della 14 armata: “Di una pacificazione della Provincia di Lubiana e del territorio sloveno e croato non si può parlare ancora dopo queste operazioni. La distruzione militare dell’organizzazione delle bande è solo il primo passo verso questo scopo. Tito ha capito che accanto al suo proposito militare doveva aggiungere uno scopo politico attraverso lo slogan “I Balcani al popolo dei Balcani” e che andava programmata la creazione di repubbliche sovietiche indipendenti. A questa aspirazione politica, dobbiamo contrapporre una proposta tedesca e avviare la pacificazione interna”. <8
Il comando del II.SS-Pz. Korps a conclusione delle operazioni di rastrellamento tra l’ottobre e il novembre del 1943 descrive così la situazione: “L’azione militare, se vuole avere un effetto duraturo, implica una successiva occupazione del territorio da parte delle truppe della polizia, affinché possano bloccare ogni tentativo di rinascita del movimento di liberazione. E’ importante inoltre che accanto alla ripulitura (Säuberung) militare ci sia una direzione politica e una pacificazione del territorio. La propaganda durante e dopo la conclusione delle operazioni con volantini, attraverso la stampa e la radio sono il presupposto per un risultato duraturo” <9.
Sulla stessa linea il comandante della 162. (turk) Inf.Div., il generale Niedermayer: “Con la forza militare le bande possono essere respinte e sconfitte solo a livello locale e in modo temporaneo. Le basi della loro esistenza possono venir sconfitti solo con strumenti politici. […] Ora la politica, con le opportune misure a largo raggio, deve sostenere le autorità militari” <10.
Le considerazioni dell’apparato militare indicano che l’impostazione politica che si applica allo scontro con le bande non fosse unicamente una strategia di propaganda ma che ci fosse una forte convinzione da parte di tutte le autorità di occupazione, nata dall’attenta analisi della particolarità socio-politiche della zona e delle bande che vi operano. Tra le autorità tedesche c’è da subito la consapevolezza di trovarsi in un territorio particolare quasi unico (si è visto precedentemente l’analisi posta da Rainer), «pochi altri territori in Europa presentano tanti contrasti geografici, politici e nazionali come il Litorale Adriatico». Il forte squilibrio politico e le differenze nazionali sono elementi dominati nel territorio e la loro comprensione diviene decisiva per la conduzione della controguerriglia. È prioritaria nella politica tedesca nell’OZAK la necessità di pacificare il territorio non solo dalla lotta partigiana ma
soprattutto dai conflitti nazionali. Nel Bandenkampf si legge che se i metodi di conduzione dei combattimenti sono spesso gli stessi, i criteri di lotta sono invece diversi e dipendono dalla zona, dalle sue condizioni politiche e sociali: «una guerra di bande non è mai uguale a se stessa anche se i metodi crudeli e la lotta all’ultimo sangue presentano dovunque lo stesso carattere».
La lotta che ci viene presentata nel manuale di antiguerriglia non si limita allo scontro tra le forze militari ma è «totale», comprende lo scontro politico, etnico e ideologico. Nella comprensione e nello sfruttamento a proprio favore delle problematiche socio-politiche presenti nel territorio e nel movimento partigiano sta la forza della controguerriglia.
[NOTE]
1 P. Pezzino, Guerra ai civili. Le stragi tra storia e memoria, in L. Baldissara – P. Pezzino (a cura di), Crimini e memorie di guerra, Napoli, 2004, pp. 8-9.
2 Ci si riferisce al testo originale: Hanns Schneider-Bosgard, Bandenkampf in der Operationszone Adriatisches Küstenland, Trieste, 1945. L’autore, giornalista corrispondente di guerra delle SS, faceva parte dell’unità della SS-Standarte «Kurt Eggers» Kommando Adria, una unità dipendente da Globocnik e impegnata nell’azione di propaganda nell’OZAK (si veda capitolo relativo alle forze di Polizia e SS). Traduzioni integrali con un commento si trovano in: A. Politi, Le dottrine tedesche di controguerriglia 1936-1944, SME-Ufficio storico, Roma, 1996, pp. 449-556; A. Sema (a cura di), Bandenkampf. Resistenza e controguerriglia al confine orientale, Gorizia, 2003. Sul testo si veda anche: T. Sala, La crisi finale nel Litorale Adriatico, Udine, 1962, pp. 65-75; E. Collotti, Il Litorale Adriatico cit. La data di pubblicazione non è deducibile dalla nota editoriale e a lungo la storiografia ha dibattuto sulla sua reale edizione. Secondo Politi le bozze erano pronte già per il 25 ottobre del 1944, mentre per lo storico Sala la data probabile deducibile dall’analisi del testo si potrebbe individuare tra il novembre del 1944 e prima del febbraio 1945. Secondo Collotti il testo fu messo in circolazione nei primi mesi del 1945, ma anticipazioni del suo contenuto si trovano già in precedenza in altre fonti della propaganda nazista: così ad esempio nel periodico Adria, «Mitteilungsblatt für deutschen Einsatzkräfte in der Operationszone Adriatisches Küstenland», Heft 3, settembre 1944, pp. 4-5, art. «Bandenkampf und Terrorismus», redattore di questo periodico era sempre Schneider-Bosgard. Il testo destinato unicamente per uso interno, venne distribuito alle truppe nel 1945 come manuale d’istruzione, frutto di un anno e mezzo di occupazione e di controguerriglia. Molto interessante la definizione che ne dà Sema nel suo libro: «siamo davanti a vere e proprie lezioni di morte, concepite in tempo reale per l’impiego operativo e scaturite dall’esigenza professionale di riflettere su quello che si sta facendo per imparare a farlo meglio», in A. Sema, Bandenkampf cit., p. 15-16. L’edizione consultata e citata nel presente lavoro si trova nel testo di A. Sema.
3 La definizione di Globocnik si trova nella sua lettera introduttiva al testo cfr.: A. Sema, Bandenkampf cit., p. 76-77. Sulle diverse interpretazioni sul documento cfr.: A. Sema, Bandenkampf cit., p. 11-16.
4 Il testo integrale dell’ordine si trova in BA-MA RW 4/689, relazione di viaggio Cartellieri, Korpsbefhel n.9, Ia 1762/44 24.2.44. La traduzione italiana in E. Collotti, Occhio per occhio cit.
5 Nel testo del manuale si afferma che gli inglesi per primi strutturato e pensato alla guerra di bande, «ufficialmente, però, il britannico non ha mai condotto una guerra di bande. Egli l’ha però organizzata e fatta condurre nelle colonie». Tali tecniche furono poi applicate dalle forze alleate come «prassi bellica». Il bolscevismo aveva poi sviluppato tali tecniche in una direzione di «lotta totale» tipica della «concezione bolscevica su base nichilista». Su tali riflessioni cfr.: A. Sema, Bandenkampf cit., pp. 80-83.
6 BA-MA RW 4/689, Korpsbefhel n.9 cit.
7 A. Sema, Bandenkampf cit., p. 77. Lettera introduttiva al manuale di Globocnik.
8 BA-MA RH 20-14/83, Abschlussbericht über die Säuberungskämpfe im istrich-slowenischen Raum in der Zeit v. 9.9. – 22.11.43, Ic A.O.K., 25.11.43.
9 BA-MA, RH 20-14/16, Anlage 17, Erfahrungsbericht über Bandenbekämpfung im Raum “Adriatisches Küstenland”, 26.11.43.
Giorgio Liuzzi, La politica di repressione tedesca nel Litorale Adriatico (1943-1945), Tesi di dottorato, Università degli Studi di Pisa, 2004

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Pensionato di Bordighera (IM)
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