Gli agenti del SIM, anche se inizialmente accolti con sospetto, ben presto collaborarono attivamente a fianco dei servizi inglesi e americani

Un documento dell’OSS datato 20 novembre 1943 – Fonte: Michaela Sapio, Op. cit. infra

Attività come il sabotaggio e la guerriglia, nonché la creazione di gruppi di resistenza clandestini e il loro coordinamento avrebbero dovuto essere prerogativa dei servizi segreti, avendo a disposizione, solitamente, personale adeguato per tali delicati compiti. Perché dunque non affidarsi a loro e creare o tentare di creare degli organismi ad hoc? Innanzitutto per il gran numero di personale del Servizio Informazioni Militare (SIM) che rimase fedele al Re e non aderì alla Repubblica Sociale Italiana e quindi la conseguente difficoltà di avere un sufficiente numero di agenti a disposizione <42. Già a metà settembre 1943 infatti, il SIM riusciva a ricostituirsi sotto la guida del colonnello Pompeo Agrifoglio. La struttura del servizio italiano si presentava divisa in tre Sezioni: C.S. (Controspionaggio) con sede a Bari o “Bonsignore”, Offensiva o “Calderini” e una Situazione o “Zuretti” <43. Gli agenti del SIM, anche se inizialmente accolti con sospetto, ben presto collaborarono attivamente a fianco dei servizi inglesi e americani. Si deve parlare di “servizi” al plurale poiché non solo gli Alleati non avevano un servizio informativo comune ma sia Regno Unito che Stati Uniti disponevano di diversi servizi ciascuno. Gli inglesi potevano contare sul Secret Intelligence Service (SIS o MI6) il quale, nei territori occupati dall’esercito britannico svolgeva principalmente attività di controspionaggio. Lo spionaggio e il sabotaggio era demandato allo Special Operation Executive (SOE), organo creato appositamente da Winston Churchill per operare nell’Europa occupata dai nazifascisti e coordinare i movimenti partigiani locali. Gli Stati Uniti d’altro canto avevano a disposizione il G-2, lo spionaggio dello Stato Maggiore dell’Esercito e la sua controparte avente compiti di controspionaggio, il Counter Intelligence Corps (CIC). Nel 1942, il generale William Donovan creò inoltre l’Office of Strategic Services (OSS) basandosi sul SOE britannico e aggiungendo però una sezione di contro-spionaggio, l’X-244. È proprio l’attività di controspionaggio svolta in azione comune da organi alleati e il SIM che ci permette di ricostruire l’azione dei nazifascisti nel Sud Italia. D’altronde la sezione italiana del controspionaggio divenne l’unica sezione sviluppata adeguatamente e la cui azione era permessa, seppur nei limiti del controllo alleato. Lo spionaggio era infatti limitato al supporto all’attività partigiana di concerto con l’OSS e il N.1 Special Force (il nome che il SOE assume in Italia) ma nell’ambito del quale i due servizi alleati la facevano da padrona <45. Il SIM era inoltre fondamentale sul suolo italiano data la vasta conoscenza dell’organizzazione e dei metodi dei servizi segreti tedeschi da parte del nostro servizio <46.
[NOTE]
42 Per una storia dei servizi segreti italiani nel secondo conflitto mondiale (anche se il biennio 1943-1945 è poco trattato) vedi G. Conti, Una guerra segreta. Il SIM nel secondo conflitto mondiale, Il Mulino, Bologna, 2009. Maggiori informazioni sulla struttura e sull’attività del SIM nel periodo preso in considerazione si possono trovare in M. G. Pasqualini, Carte segrete dell’intelligence italiana 1919-1949, Tipografia del R.U.D., Roma, 2007, pp. 240-267.
43 Ivi, pp. 246-249.
44 Per una trattazione generale sugli organi di spionaggio nel corso della Seconda Guerra Mondiale vedi N. West, Historical dictionary of World War II intelligence, Lanham, Scarecrow, 2009. Sull’OSS in generale vedi G.C. Chalou (a cura di), The secret wars. The Office of Strategic Services in World War II, Washington D.C., Nara, 2002. Per un’analisi sull’operato dell’OSS in Italia, quasi esclusivamente però della sezione Secret Intelligence (SI) vedi M. Sapio, Spie in guerra, Milano, Mursia, 2015. Esistono inoltre alcune testimonianze autobiografiche sull’operato dei servizi americani in Italia nel corso della Seconda Guerra Mondiale, vedi M. Corvo, La campagna d’Italia dei servizi segreti americani, Gorizia, Libreria Editrice Goriziana, 2006; P. Tompkins, L’altra resistenza, Milano, Il Saggiatore, 2005 e dello stesso autore Una spia a Roma, Milano, Il Saggiatore, 2002.
45 M. Berrettini, La Resistenza italiana e lo Special Operation Executive 1943-1945, Firenze, Le Lettere, 2014, p. 20.
46 TNA, WO 204/6763 German intelligence service in Italy: report on personalities, Italian Intelligence Service, 14 settembre 1943.
Nicola Tonietto, La genesi del neofascismo in Italia. Dal periodo clandestino alle manifestazioni per Trieste italiana. 1943-1953, Tesi di laurea, Università degli Studi di Trieste, anno accademico 2016-2017

La costituzione della Sezione italiana e albanese del SI dell’OSS, nel luglio 1942, fu affidata a Earl Brennan, il quale si avvalse, all’uopo, della collaborazione degli italo-americani di origine siciliana, avvocato Vincent Scamporino e maggiore Max Corvo, i quali, mentre si stava preparando l’operazione Torch, cioè l’invasione congiunta dell’Africa settentrionale da parte di Gran Bretagna e Stati Uniti dell’8 novembre 1942, posero in atto una vasta rete di reclutamenti, attingendo tra riconosciuti esponenti dell’antifascismo italiano in America, in vista dell’organizzazione ed esecuzione di un piano d’infiltrazione in Sicilia che avrebbe segnato l’avvio della “campagna d’Italia”.
Come sarà reso evidente nei capitoli successivi e, in particolare, nel terzo, la politica dei reclutamenti dell’OSS costituì un profilo di notevole criticità in quanto, mentre i dirigenti furono, in generale, reclutati nei più alti ranghi della società americana, al contrario, gli agenti operativi e gli ufficiali di collegamento con la Resistenza, furono spesso scelti in ossequio al principio della necessità militare e secondo criteri che non avevano in alcuna considerazione il possesso di competenze specifiche, la fede politica ovvero la conoscenza del territorio e, talora, della lingua locale, mentre si privilegiarono altri requisiti quali la brillante sagacia, la spericolatezza, l’audacia, il coraggio dell’azione aggressiva.
Il SOE fu, invece, più oculato nella selezione del personale che, in generale, fu dotato di maggiore professionalità: gli italiani furono relativamente pochi; suoi numerosi membri furono esperti conoscitori della realtà italiana ed ebbero collegamenti che si rivelarono utili. Inoltre, vari esponenti dell’antifascismo e, in particolare, del CLNAI, ebbero con essi e, talora, con lo stesso SOE rapporti personali: tipico fu l’esempio di Leo Valiani, esponente azionista di spicco <9.
Collegata all’OSS in Italia, fu l’Organizzazione per la Resistenza Italiana (ORI), costituita al Sud nel novembre 1943, in area azionista, che stabilì contatti al Nord, soprattutto con gruppi e ambienti della Resistenza dello stesso orientamento politico <10.
Al SOE fu, invece, collegata la “Franchi”, organizzazione creata per iniziativa di Edgardo Sogno, nome in codice “Franchi”, ufficiale dell’esercito italiano che, dopo l’8 settembre, collaborò con i servizi segreti inglesi. Quest’ultima, a differenza della prima, ebbe carattere eminentemente attivistico e di formazione militare autonoma con funzioni, oltre che di lotta attiva, di coordinamento, in un sistema centralizzato, delle stazioni radio e del personale delle varie missioni e organizzazione di aviolanci e sabotaggio <11.
Controverso fu, invece, il rapporto dell’OSS con il ricostituito Servizio Informazioni Militari (d’ora in poi SIM) del Regno d’Italia, il cui ruolo, come rilevò De Felice, è stato sino a oggi, se non ignorato, di certo troppo sottovalutato. Ottenuta l’autorizzazione degli Alleati nell’ottobre ’43, il Governo Badoglio e il Comando Supremo, una volta insediatisi a Brindisi, ricostituirono il SIM, la cui prima sezione, diretta dal colonnello Pompeo Agrifoglio, fu investita della funzione di collegamento con il nascente Movimento partigiano. La collaborazione con i servizi segreti alleati, soprattutto inglesi, fu limitata, tuttavia, ad alcuni specifici settori e, in particolare, a quelli della raccolta d’informazioni oltre la linea del fronte nemico e del trattamento dei partigiani nelle zone via via liberate. Quanto alle attività di rifornimento alle formazioni partigiane, invece, il SOE fece ben presto sapere non solo di non disporre di “un’organizzazione adatta che potesse far fronte alle necessità derivanti dai bisogni di una presunta (…) guerriglia (…) ma [di non avere] intenzione, né interesse di armare in Italia un esercito” e, al più, si proclamò disponibile a effettuare qualche operazione di “aviorifornimento di materiale (…) soprattutto per qualcuno dei nuclei più decisi e operanti nei settori che maggiormente potevano interessare la loro specifica attività <12.
Entro questi limiti, dunque, il SIM, soprattutto in collaborazione con il SOE, dall’ottobre 1943 all’aprile 1945, poté inviare, oltre le linee nemiche, missioni speciali, alcune italiane e altre miste, e, dal gennaio 1944 all’aprile 1945, tonnellate di rifornimenti. I rapporti con l’OSS, invece, come si evidenzierà in particolare nel capitolo quinto, non furono sempre cristallini e, soprattutto, agevolmente definibili, a causa dell’eterogeneità degli orientamenti politici intestini all’OSS. Infatti, mentre alcuni agenti dell’OSS, quali il capitano André Bourgoin, arruolato da Donald Downes a Tangeri per il distaccamento dell’OSS presso la V Armata, privilegiarono l’azione coordinata con i servizi segreti italiani, altri ufficiali, quali l’agente del SI, Peter Tompkins, strinsero rapporti preferibilmente con l’area della Resistenza di fede comunista e socialista, mantenendo le distanze rispetto all’antifascismo di chiara fede monarchica e nutrendo dubbi sulla stessa utilità di qualsivoglia collegamento dei servizi segreti americani con quelli italiani. Ciò ovviamente, alimentò contrasti all’interno dello stesso OSS, che si ripercossero anche sul buon esito delle missioni lanciate nell’Italia occupata e, in definitiva, sulla stessa congruenza dei rapporti stilati dai suoi agenti sul campo.
In ogni caso, a prescindere dalle divergenze di giudizi intestine all’OSS, è un fatto, riconosciuto anche dal SI, che il controllo del ricostituito SIM fu, per la massima parte, in mano inglese <13.
[NOTE]
9 Sulla natura dei rapporti tra Leo Valiani e i servizi segreti inglesi, a tutt’oggi non chiara, si confronti il recente lavoro di Mauro Canali, Leo Valiani e Max Salvadori, I servizi segreti inglesi e la Resistenza, in “Nuova Storia Contemporanea”, n. 3 del 2010.
10 Raimondo Craveri, La campagna d’Italia e i servizi segreti. La storia dell’ORI. (1943-1945), La Pietra, Milano 1980.
11 Si cfr., a tal proposito, E. Sogno, L’organizzazione Franchi, il Mulino, Bologna, 1997.
12 Relazione del SIM al Comando Supremo in data 25 luglio 1944 sull’attività svolta dal 1° ottobre 1943 al 30 giugno 1944 “per organizzare il movimento di resistenza nell’Italia occupata” citata in R. De Felice, Mussolini l’Alleato, II, La guerra civile 1943-1945, Einaudi, Torino 1997, nt. 2, pp. 204 e 205.
13 A tal fine, è illuminante un lucido memorandum inviato dal responsabile della sezione italiana del SI, Vincent Scamporino, al suo diretto superiore Earl Brennan, sul significato dei rapporti con il SIM, per la cui trattazione si rinvia al capitolo quinto del presente lavoro.
Michaela Sapio, Servizi e segreti in Italia (1943-1945). Lo spionaggio americano dalla caduta di Mussolini alla liberazione, Tesi di Dottorato, Università degli Studi del Molise, 2012

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